Martedì 11 dicembre 2012. Nell’aula A 2 della facoltà
Se lo chiedeva Stefania, sia pure con una domanda retorica. L’assemblea ha risposto con un’affermazione perentoria che campeggia sul manifesto: “Ha ancora senso essere femminista!”. Paradossalmente si apre con il bellissimo intervento di un uomo, un ragazzo del Movimento studentesco catanese. Si chiama Matteo Iannitti, e spiega che quell’assemblea non serve solo a non dimenticare, a ricordare Stefania, ma a rilanciare il problema dei delitti di genere. Che non sono frutto di follia, di raptus, di gelosia e tantomeno di amore. Non sono fatti di cronaca nera. Conclude Matteo: “Noi uomini dobbiamo finire di essere il problema; dobbiamo essere la soluzione”.
C’erano Rosa Miano, la mamma di Stefania e Ninni Noce, il papà, che alla fine prenderà la parola. C’erano altri parenti, e Franco Barbuto, amico di famiglia e rappresentante di Sen, l’associazione che prende il nome dalla sigla che Stefania usava per firmare i suoi pezzi su La Bussola.
In aula anche due docenti, Maurizio Caserta e Antonio Di Grado, intervenuto anche come padre di due ragazze. Nessun rappresentante dell’amministrazione dell’Ateneo. Non sarà facile ottenere per Stefania la laurea ad honorem che, pure, è stata concessa con facilità al costruttore Caltagirone, indagato e incarcerato.
“La violenza di genere è una responsabilità collettiva” – interviene Gloria La Greca di ‘Sicilia è femmina’ che mette l’accento sulla sottovalutazione sociale del fenomeno, sulla mercificazione del corpo femminile, sulla violenza istituzionale. “Spesso le donne non sono credute. – dice- Vanno a denunciare ma il carabiniere o il poliziotto propone loro assurde mediazioni e le rimanda a casa, a morire”.
Emma Baeri, femminista della prima ora, del gruppo de Levoltapagina, mette in guardia dalla lentezza
Fondamentale la convergenza sull’assunto che la violenza sessista è un problema che riguarda gli uomini e che è da lì che bisogna partire per Mirella Clausi de La città felice che parla della Ragnatela, tante associazioni che fanno rete. Intervengono anche altri uomini; Pier Paolo Montalto, segretario di Rifondazione comunista parla dei femminicidi come tragedie annunciate e Mario Bonica legge una lettera simbolica, a un uomo violento.
“Mia figlia è diventata un simbolo e vivrà“. Non ha dubbi Ninni Noce come tanti in quell’aula che non chiamano più aula A 2 ma aula Stefania Noce.
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