Nel controricorso
Si osserva inoltre che “difetta totalmente il requisito del danno grave ed irreparabile”, essendo escluso che le “disposizioni sopra indicate […] possano vulnerare gravemente l’ordinamento universitario nazionale.”
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Quanto alle “rilevanti conseguenze sul piano finanziario”, viene evidenziato che sarebbe piuttosto l’Università di Catania a subire danni in seguito alla eventuale sospensione degli atti impugnati.
Si conclude con la richiesta che il TAR dichiari “il ricorso inammissibile e, comunque, con qualunque formula,” lo rigetti “perché assolutamente infondato in fatto ed in diritto.”
Nel suo ricorso Recca è rappresentato e difeso dagli avvocati Felice Giuffrè e Vincenzo Reina
Leggi il testo integrale del ricorso
Negli argomenti portati a sostegno della tesi di Recca non c’è in realtà niente di nuovo rispetto a quanto già da lui obiettato. Le questioni poste riguardano solo gli aspetti procedurali e rimangono comunque controverse.
Ad es., il fatto che le osservazioni del Ministero siano giunte nella forma di una nota della Direzione Generale, e non in quella di un decreto firmato personalmente del Ministro, autorizzava davvero Recca ad ignorarle, e a definirle “carta straccia“?
E, ancor prima, sono stati davvero legittimi, e democratici, i criteri con cui sono stati scelti i membri della commissione costituita per elaborare il nuovo statuto, considerato che in Senato accademico non è stato consentito in proposito alcun dibattito?
La palla passa adesso al TAR, il cui pronunciamento sulla sospensiva potrebbe conoscersi anche a fine mese.
Resta il fatto che, con questo ulteriore passo, il rettore, senza entrare nel merito delle osservazioni che da più parti sono state avanzate, dimostra di rifiutare il confronto e di voler andare fino in fondo nella prova di forza sia nei riguardi dei suoi oppositori all’interno dell’Ateneo, sia nei riguardi del Ministero.
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Quando si ricorre ai cavilli procedurali vi è la certezza che le contestazioni sono assolutamente vere. Povera Università!!!!!