Formatosi presso il Pontificio Istituto Biblico di Roma, passò lunghi periodi di studio in Germania, presso grandi studiosi dell’esegesi protestante (W. Zimmerli) e cattolica (E. Zenger).
Parlando di sé aveva detto che le esperienze ecumeniche avevano messo in moto dentro di lui un “cantiere che da allora è rimasto sempre aperto ed attivo soprattutto sul fronte ebraico-gerosolimitano e su quello tedesco-luterano, i due poli che hanno costituito il contesto permanente dei miei studi di Antico Testamento e che a poco a poco si sono caricati di una dimensione simbolica per il ricordo dell’Olocausto, del quale mi facevo idealmente carico studiando con uguale passione sia l’ebraico sia il tedesco, che son diventate alternativamente la mia seconda lingua dopo l’italiano”.
La sua fatica più importante fu dedicata alla versione greca del Siracide (o Ecclesiastico), messa a raffronto con il testo ebraico. Ma scrisse anche opere di divulgazione per introdurre il pubblico non specialistico ad aspetti difficili della Bibbia, come il libro dedicato ai primi 11 capitoli della Genesi sulle Origini dell’universo e dell’uomo in cui, trattando con piena libertà dei miti e dei modelli espressivi che Israele aveva mutuato dagli altri popoli, cerca di ricostruire la riflessione sull’uomo e sul suo rapporto con Dio che sottende i racconti biblici.
La sua repentina dipartita lascia, fra l’altro, il rammarico che la morte abbia interrotto il suo lavoro ultimo, il progetto di un Dizionario ebraico dove i lemmi dovevano essere ordinati non in ordine alfabetico, ma per famiglie e apparentamenti incrociati.
A volte non compreso nel suo approccio rigorosamente scientifico alla Bibbia, Nino Minissale rimase fedele con grande libertà di spirito al suo metodo, senza mai cedere a mode facili.
Si intuiva subito, tuttavia, che a sostenere il rigore scientifico c’erano una fede tanto semplice quanto profonda e uno spessore spirituale che lo rendevano capace di schiudere anche le più ostiche pagine bibliche all’intelligenza e alla riflessione interiore di chi lo ascoltava.
Mantenne sempre la sua autonomia di giudizio, unita a una straordinaria capacità di ascolto. Chi lo ha conosciuto serberà di lui la testimonianza di una grande delicatezza d’animo e di una incontaminata capacità di provare meraviglia e stupore di fronte alla vita e alle persone che incontrava.
Grazie, Nino, per tutti i doni con cui hai arricchito la nostra vita.
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