Tratto da: Catania possibile, 2 aprile 2009, Doporeport: Lacrime ma niente querele, di Renato Camarda
La stranezza, però, è che Ciancio non ha presentato né annunciato alcuna querela. “L’editore della Sicilia, continua Tita, ha chiesto soldi, sia pure precisando che li darà in beneficienza. Ciò che Ciancio ha annunciato è dunque una causa civile. Ciancio lamenta un danno alla sua immagine ma chiede che esso sia accertato in un processo a porte chiuse, senza pubblico contraddittorio, destinato a protrarsi per un tempo infinito (come tutti i processi civili), senza l’intervento di un pubblico ministero tenuto a cercare la verità, e costruito in modo che, in qualsiasi momento, si possa ritirare la richiesta di risarcimento senza chiedere il permesso ai giornalisti”. Riassumendo quindi: Ciancio ha scelto un processo civile a porte chiuse senza pubblico contraddittorio. La querela? Si vede che non conveniva…
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