E di misteri non ne mancano davvero nella storia dei veleni di Farmacia. A cominciare dal fatto che il rettore dell’Università di Catania, come parte lesa contro il dipartimento di Farmacia dello stesso ateneo, può impedire alla Cgil di costituirsi parte civile nel processo.
Alcune delle incongruenze sono state denunciate nel corso di un’interessante assemblea che si è tenuta il 17 dicembre 2008 nell’aula 75 della Facoltà di Lingue. In quella sede si è detto chiaramente che la disastrosa situazione igienico-sanitaria ed ambientale era perfettamente nota da decenni ai capi dei dipartimenti e ai dirigenti dell’università, non foss’altro che per le denunce presentate alla magistratura da tecnici del laboratorio.
E come mai, altrimenti, sarebbe stato assegnato l’incarico di effettuare rilievi ad una società lombarda e di costruire una nuova sede già nel 2002? “Ancora oggi il sindacato ha chiesto al rettore – ha detto Gabriele Centineo del dipartimento salute e sicurezza della Cgil – di consegnare il documento di valutazione del rischio, atto che ogni azienda deve fornire; ma non ci ha dato risposta”.
E la Cgil ha chiesto altresì che venga verificata la sicurezza degli altri edifici, sia perché vicini al plesso sotto accusa, sia perché con attività lavorativa simile. “Tanto più – ha aggiunto l’architetto Daniele Leonardi, dell’ufficio tecnico dell’Università e rappresentante sicurezza Cgil – che anche all’interno del costruendo nuovo edificio, la Torre biologica, che dovrà ospitare Farmacia, c’è il rischio che si ripropongano gli stessi problemi e in misura esponenziale”.
E i misteri della Facoltà dei veleni si alimentano dei silenzi omertosi e spaventati di studenti, ricercatori precari, tecnici che potrebbero dar forza alle dichiarazioni contenute nel memoriale di Emanuele Patanè e non lo fanno. Lo ha denunciato l’avvocato Santi Terranova, legale del giovane ricercatore morto di tumore nel 2003.
Troppi sono gli interrogativi che non hanno trovato risposte in quella assemblea e chissà quando e se le troveranno. Perchè tante vittime a Farmacia quando la pratica di scaricare reagenti nei lavelli è comune a tutti i laboratori, come ad esempio a quello di Chimica che ha un consumo di reagenti certamente maggiore?
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