E’ passata quasi una settimana dal giorno in cui, alla Biblioteca Bellini di via Sangiuliano, è apparso un cartello di chiusura per “guasto tecnico alla fornitura idrica”. La chiusura è durata solo un giorno, poi – per fortuna – la biblioteca ha riaperto i battenti, ma il guasto tecnico è stato riparato solo successivamente, mettendo in difficoltà sia gli utenti sia – soprattutto – i dipendenti che, nella struttura lavorano per ore e possono avere la necessità di usufruire dei bagni. Altro punto critico, quello del bagno dei disabili, che non funzionava da tempo.
Molte le domande che si potrebbero porre, ad esempio sulla mancanza di tempestività negli interventi di manutenzione dei locali pubblici o sulla facilità con cui si scarica sulla burocrazia la responsabilità delle inefficienze, Spesso per mascherare la mancanza di determinazione e di impegno da parte dei funzionari o dipendenti della pubblica amminsitrazione.
Noi qui vorremmo invece chiederci, più semplicemente, con quale faccia la nostra Amministrazione comunale abbia presentato la candidatura di Catania a capitale della cultura senza aver prima messo la cultura al vertice delle proprie priorità. Impegnandosi, quindi, a garantire che tutti i relativi servizi siano disponibili e funzionanti. Anche quelli igienici.
Nell’ottica di ridare dignità al settore della cultura e, in particolare, ai beni librari che ne sono la principale risorsa, facciamo nostra anche la richiesta avanzata da Cinzia Colajanni in un messaggio inviato a “Lo dico a La Sicilia” del 21 ottobre.
Colajanni, che ben conosce il settore, chiede che venga recuperato il patrimonio librario della Biblioteca Comunale “Picanello”, chiusa da tempo senza che si conosca il luogo in cui libri e riviste vengono conservati in attesa di una nuova collocazione.
Questa sezione esterna della Biblioteca Bellini venne chiusa perché i locali in cui era ospitata risultarono non di proprietà comunale, ma adesso si prospetta una nuova possibilità, che potremmo definire ottimale.
Questo importante patrimonio librario potrebbe, infatti, trovare collocazione nella scuola Capponi Recupero, di cui è stata avviata la ricostruzione. Siamo in via Villaglori, uno dei cuori di Picanello, e la scuola Capponi Recupero, da tempo in stato di abbandono e oggetto di furti e vadalismo, sta per risorgere a nuova vita.
Ne hanno seguito la vicenda e hanno interloquito con l’amministrazione, sin dallo stanziamento dei fondi, un gruppo di residenti riuniti nel Comitato Abitanti di Picanello. E hanno chiesto che la nuova scuola, sulla cui modernità, funzionalità e sicurezza il sindaco in persona intendeva mettere la faccia, diventasse anche un punto di riferimento per la popolazione del quartiere, un “polo” in cui organizzare attività di laboratorio, assemblee, sportelli di consulenza.
Non solo i bambini avrebbero avuto finalmente una struttura sicura dal punto di vista antisismico e realizzata secondo i più moderni criteri di sostenibilità energetica, perché così l’hanno progettata i tecnici della direzione Lavori Pubblici con l’architetto Persano in prima fila. Ma anche i residenti, dai più giovani agli anziani, avrebbero avuto uno spazio per incontrarsi e organizzarsi.
La partecipazione dei cittadini da una parte e la disponibilità degli uffici dall’altra hanno posto le basi per realizzare una struttura che – senza togliere nulla alle necessità della didattica – può diventare davvero al servizio del quartiere.
Nel contesto di un edificio pensato così, una biblioteca ci sta benissimo. E i libri ci sono già. Come ha spiegato Colajanni, rintracciare i testi della biblioteca “Picanello” non è affatto impossibile. Sappiamo che i libri e le riviste catalogate erano 4.980 e ne conosciamo autori, titoli e annate, perché si tratta di dati reperibili sul sito dell’ICCU (Istituto centrale per il catalogo unico delle biblioteche italiane). Rimettere insieme tutto questo materiale e renderlo fruibile nella nuova sede, è una cosa che si può fare. Anzi si deve.
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Temo che ancora una volta si sia messo il carro davanti ai buoi. Avanziamo la candidatura senza aver fatto nulla affinché tutto sia pronto in caso di accoglimento della stessa.
La cultura non è una priorità per questa città; basti pensare agli eventi per il centenario della nascita di Giuseppe Fava; il comune ha messo a disposizione la GAM, ma nemmeno un euro di contributo. In mostra non c’è personale comunale, la responsabiità di aprire e chiudere la GAM è demandata alla Fondazione Fava che, notoriamente, ha scarse risorse.
L’improvvisazione nella amministrazione catanese è ancora una volta la regola.
Temo che, ove la candidatura fosse accolta, una debacle come quella di Agrigento.
Ahinoi
Direi anch l’ostruzionismo