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Palestina, la finta pace di Trump

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Disegno di Vauro (2023) - Gaza rasa al suolo

Pochi movimenti, come quello solidale con il popolo Palestinese, hanno dimostrato, negli ultimi anni, una così significativa capacità di mobilitazione in tutto il mondo. Non è né retorico, né enfatico, affermare che la condanna del genocidio di Gaza sia stata condivisa dalla maggioranza della popolazione in tutti i continenti.

Una condanna ancor più significativa se confrontata con le scelte operate dal mondo “occidentale”, USA e UE e singoli Stati europei, ad eccezione di alcuni: Spagna, Irlanda, in primo luogo. Potenze, queste ultime, che hanno sempre supportato Israele, economicamente e militarmente, e che non ne hanno mai contestato le scelte, permettendogli di avere sempre “mani libere” nei confronti della popolazione di Gaza e della Cisgiordania.

E, più in generale, di agire indisturbato nell’intero bacino territoriale (definito, con termine coloniale, Medio Oriente) dove il governo Netanyahu ha anche bombardato diversi stati sovrani, per ultimo il Qatar.

Solo la Resistenza della popolazione, sottoposta senza soluzione di continuità agli attacchi militari, alla distruzione del territorio e costretta alla fame, e, come detto. la straordinaria mobilitazione internazionale hanno impedito che Israele raggiungesse gli obiettivi prefissati: espellere la popolazione Palestinese da Gaza e dalla stessa Cisgiordania e procedere indisturbata all’annessione dei rispettivi territori.

Oggi che siamo in presenza di un provvisorio e precario cessate il fuoco, occorre, con ancora maggiore impegno, lavorare per la pace. Per questo, bisogna mantenere accesi i riflettori e proseguire con le denunce. Soprattutto in Italia, di fronte a un governo che non è stato capace di nessuna presa di posizione autonoma, che ha seguito “docilmente” quanto deciso dagli USA e provato, in tutti i modi, a reprimere le mobilitazioni.

Come, per ultimo, con il disegno di legge (n. 1627) proposto dal sen. Gasparri, che definisce  le critiche al sionismo come espressione di antisemitismo, rendendo, di fatto, illegale qualunque contestazione delle politiche del governo israeliano.

I Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese sono stati a Catania, in questi ultimi due anni, punto di riferimento di tantissime mobilitazioni (cortei, dibattiti, supporto alle Flotilla) e propongono oggi un documento in cui danno una lettura sia della cosiddetta “guerra”, che non è stata in realtà una guerra, neanche asimmetrica, ma un violento attacco contro il popolo palestinese, sia della cosiddetta “pace” di Trump.

Un documento in cui invitano a non mollare, anzi ad estendere la mobilitazione per arrivare all’unica conclusione possibile, il diritto all’autodeterminazione del popolo Palestinese.

E in cui spiegano perchè quello di Trump non può essere considerato un “piano di pace”. Dopo aver fatto un deserto radendo al suolo Gaza, è proprio la parte sterminatrice a voler imporre i suoi diktat ai palestinesi che, se rifiutassero, sarebbero ulteriormente “annientati”.

Il progetto consente a Israele di prendersi illegalmente, espandendosi ancora di più, le terre dei palestinesi i quali sarebbero espropriati della sovranità, dell’indipendenza politica e della libertà. E nasce dall’intento di avviare, su quelle terre, una speculazione finanziario-immobiliare, gestita dal capitale internazionale attraverso imprese private che realizzeranno enormi profitti.

Non si può non riconoscere – leggiamo nel documento – la vocazione “palazzinara e immobiliarista” del gruppo Trump e il fiuto che egli ha per gli affari. Un piatto ricco di guadagni e profitti su cui si vuole gettare a capofitto anche il governo Meloni.

C’è anche un altro elemento che vorremmo aggiungere all’analisi dei Catanesi Solidali. Ci riferiamo alla possibilità di guadagno offerte dallo sfruttamento dell’immenso giacimento di gas (Leviathan) situato a meno di 200 chilometri (circa 110 miglia marine) dalle coste di Gaza e Israele, oltre che del Libano con cui Israele ha già fatto un accordo. Un motivo di più perché Israele non accetti la formazione di uno Stato palestinese che avrebbe diritto a sfruttare una parte del giacimento.

Quanto al punto di vista politico, cosa dire del fatto che “Gaza sarà governata temporaneamente da un comitato palestinese di transizione tecnocratico e apolitico”, presieduto da Trump? Come può dirsi apolitico un “comitato” presieduto da chi, come Trump, ha sempre protetto Netanyahu e non è mai intervenuto per fermarlo?

Il documento si conclude con queste parole: “Il cessate il fuoco, l’ingresso degli aiuti umanitari e l’inizio della ricostruzione sono, quindi, vittorie comuni e collettive, sia per noi che per il popolo palestinese. Ma senza il ritiro di Israele da tutti i territori occupati e la possibilità per i palestinesi di autodeterminarsi non si potrà neanche iniziare a parlare di pace”.

Di questo, e altro, si discuterà a Catania Venerdì 17 ottobre alle ore 18,30 c/o il Teatro Coppola (via del vecchio bastione, 9), cui seguirà una cena Palestinese.

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