Ingiustizie sociali e discriminazioni sono state definite recentemente, insieme al cambiamento climatico, “sciocchezze ideologiche”. Da chi? Dal segretario alla Difesa degli USA, Pete Hegseth. Anzi, segretario non più alla Difesa, ma alla Guerra, come è stato ribattezzato il relativo dipartimento.
Ci sembra opportuno ricordarlo in un momento in cui Trump si presenta, anche in Medio Oriente, come paladino della pace mentre persegue un obiettivo di riarmo a cui l’Europa, e quindi l’Italia, si accodano. Accettando di investire in armi le somme negate alla coesione sociale, all’istruzione, alla transizione ecologica.
E’ questo il nocciolo dell’ultimo messaggio di “alieno tra noi”, il blog del docente universitario catanese, che abbiamo già segnalato, riportando anche una sua “inquietante lezione di storia“.
“In un recente discorso ai generali statunitensi, il capo del Pentagono Hegseth – col supporto di Trump – ha lamentato “decenni di decadenza” dell’esercito. E li ha attribuiti alle “sciocchezze ideologiche”, come le preoccupazioni per il cambiamento climatico, il bullismo o le promozioni basate sulla razza o sul genere. “Eravamo diventati il dipartimento woke”.
Il termine, usato dai trumpiani in senso dispregiativo, deriva da “awake” (essere svegli) e indica la consapevolezza e l’attenzione alle ingiustizie sociali e alle discriminazioni come il razzismo e il sessismo, attivandosi per promuovere il cambiamento e la giustizia sociale.
Tutto ciò deve scomparire dall’esercito della nazione affascinata dal MAGA (“Make America Great Again“: rendi l’America di nuovo grande).
Non è chiaro come c’entra l’esercito col cambiamento climatico, ma Hegseth se la prende anche con le donne-soldato e con i generali e ammiragli troppo grassi, che “fanno fare brutta figura all’estero”. Quanto alle donne, se i nuovi standard militari basati sulla potenza fisica impediranno loro di combattere, pazienza!
Dunque basta Woke, adesso le cose cambiano, a cominciare dai nomi.
“Ora non sarà più così. Anche il nome del nostro dipartimento militare va cambiato: l’era del dipartimento della Difesa è finita, benvenuti in quella della Guerra”. Infatti su ordine del presidente, si è tornati al nome esistente prima del 1947, quando secondo lui la cultura woke iniziò a prendere piede.
La difesa non basta, perché è l’attacco che bisogna privilegiare, suscitando la paura verso chi è più forte. Il pacifismo va combattuto, perché è “ingenuo e pericoloso”. “Le uniche persone che meritano la pace sono quelle disposte a fare la guerra per difenderla … Risveglierò lo spirito guerriero” ripete Trump.“La pace si conquista attraverso la guerra. Il nostro compito è prepararsi alla guerra e vincerla.”
Dunque, basta col “Woke”: finiamola con la sensibilità e la coscienza sociale, l’educazione progressista, la lotta alla discriminazione e alla disuguaglianza, l’attenzione al clima e al benessere di tutti. Segni di debolezza, fisime dei pacifisti e di chi non vuole la supremazia delle persone e delle nazioni più forti.
A fronte di questa ideologia, è imbarazzante che Trump ambisca al Nobel per la pace, e se non glielo daranno – come ad altri suoi più o meno meritevoli predecessori – lo considererà “un insulto per gli Stati Uniti” che portano la pace nel mondo. È il segno di un capovolgimento di valori davvero preoccupante. “

