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Orti della Susanna a Cibali, un comitato per salvarli

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ex centro direzionale Cibali, area estesa fiorita

A Catania è nato un nuovo comitato civico. Non un comitato contro, ma un comitato pro.

A mettere insieme cittadini, associazioni, gruppi spontanei, è un obiettivo comune, costruttivo: salvaguardare l’unica grande area verde ancora libera presente in città, tra via Sabato Martelli Castaldi, via dei Piccioni, via Nazario Sauro, via Damiano Chiesa.

Siamo a Cibali, in uno spazio circondato da edifici di vario tipo e grandezza, casette singole, palazzine e palazzoni, più o meno popolari, più o meno recenti, che ospitano anche un ufficio postale e alcune botteghe, quelle sopravvissute alla concorrenza spietata del recente e contestato supermercato Eurospin.

Al centro c’è questo spazio verde che ha resistito a tutto e che, ogni anno, in assenza di cure, acquisisce una varietà di colori che sono il risultato di fioriture spontanee, delle acetoselle, delle malve, dei crisantemus e di cambi cromatici del fogliame e dei frutti di querce, di terebinti, di bagolari (‘ntisi milicucchi), a seguito delle variazioni stagionali.

Rispettando così le caratteristiche e i cicli, senza forzature ed evitando l’impianto di specie alloctone, o troppo bisognose di accudimento, la natura provvede a se stessa. Resiste ai periodi di siccità e non teme le piogge alluvionali che proprio quel tipo di terreno assorbe e immagazzina.

Nel Piano Regolatore Generale della fine degli anni sessanta, qui era previsto un centro direzionale, con edificazione massiccia e tanto cemento. Una promessa di guadagni per i grandi imprenditori del tempo che bruciarano i tempi acquistando quei terreni che i precedenti proprietari avevano trasformato via via in Orti, impiantando colture e realizzando opere di canalizzazione che permangono oggi come pregevoli testimonianze di un mondo scomparso.

Fu un acquisto sbagliato perché il vento era cambiato, il progetto di centro direzionale era sfumato e, per i Graci, i Finocchiaro, i Costanzo, si apriva un periodo di crisi generale, di cui il debito contratto con le banche, confluite in Sicilcassa, è solo un aspetto.

Alla città è rimasto questo spazio inutilizzato ma ancora libero, attraversato due volte dal fuoco ma salvato dal cemento. E carico di promesse.

Promesse di speculazioni ancora possibili, per qualcuno. Per tutti gli altri, promessa di diventare il pomone verde di cui la città ha estremo bisogno. In questi cinquanta anni Catania ha perso tutti gli spazi ancora liberi, quasi sempre destinati a servizi pubblici, tra cui anche il verde.

Spazi che sono stati ceduti alla speculazione privata da amministratori che, con una visione miope e alimentando interessi non sappiamo quanto limpidi, hanno confuso la crescita del cemento con lo sviluppo cittadino. Che infatti non c’è stato.

Sulla grande area di Cibali la scommessa è ancora aperta. In mancanza di una Amministrazione lungimirante e capace di scelte trasparenti, sono oggi i cittadini a sentire la responsabilità di salvarla.

Non solo le associazioni ambientaliste tradizionali, Lipu, WWF, Legambiente, ma anche e soprattutto i residenti, attivi singolarmente o riuniti in comitati spontanei. E poi i giovani di Fridays For Future, la redazione di Argo Catania con i suoi occhi aperti sulla città, e altri grupppi e associazioni che si stanno aggregando.

Una crescita trasversale che coinvolge persone di tutte le età, di tutte le estrazioni sociali, di tutti i livelli di istruzione. E con competenze anch’esse trasversali, dal geologo allo studente di pianificazione urbanistica, dal botanico all’ingegnere idraulico, dal giovane fotografo al grafico, dallo storico allo speleologo. Ma partecipano anche cittadini, senza specializzazioni, che amano la natura, pensionati che vogliono spendersi per qualcosa di bello e di utile, giovani che hanno capito in che direzione devono spingere per migliorare il proprio futuro. I numeri sono ancora piccoli, gli iscritti una cinquantina, ma stanno crescendo a vista d’occhio.

Anche la proposta di vincolo avanzata dalla Soprintendenza va nella direzione della tutela. Un tutela pensata per le lave ma che salvaguarda anche un tipo di terreno che è un ottimo assorbitore e collettore di acque, qualità oggi preziosa quanto mai.

Un terreno che è stato utilizzato in passato anche per scavare cavità artificiali e recuperare l’agghiara utilizzata in edilizia per impastare le malte. Cavità presenti nell’area di Cibali, che ne custodisce un esemplare importante, vasto e ramificato come la grotta Lucenti, preziosa testimonianza storica e punto di partenza per ulteriori esplorazioni anche scientifiche.

Gli Orti di Susanna, nome storico che il Comitato ha voluto recuperare, se vengono salvaguardati dalla speculazione, possono – quindi – svolgere una pluralità di funzioni di tipo sociale e anche economico, oltre a quella naturalistica di migliorare la qualità dell’aria e mitigare le isole di calore. E la salvaguardia di questo bene prezioso è proprio l’obiettivo del Comitato.

Ma c’è un altro traguardo, vorremmo dire non meno importante. Portare fino in fondo il lavoro comune avviato da cittadini, associazioni, gruppi spontanei, diversi tra loro, che si sono confrontati in questi mesi e hanno collaborato in modo attivo e sereno, svolgendo ruoli diversi senza porsi in atteggiamento competitivo, o attribuirsi più meriti del dovuto, o difendere la propria bandiera più che la causa comune. Una esperienza positiva, non frequente nella nostra città.

La costituzione del Comitato è stata un necessario passaggio formale, ma il lavoro sul campo è già iniziato e viene portato avanti a più livelli. Uno studio dell’area per meglio individuarne le caratteristiche, una interlocuzione con la proprietà che è del Consorzio Centro Direzionale (costituito a suo tempo da Costanzo, Finocchiaro e Graci) in liquidazione coatta, l’attività di sensibilizzazione e coinvolgimento dei residenti, molti dei quali non conoscono ancora le potenzialità di questo spazio e le ripercussioni positive della sua salvaguardia.

Ma non soltanto i residenti, tutta la città deve essere informata e invitata ad interessarsi dell’area di Cibali, che è un bene comune di tutti i cittadini e da tutti va difeso. In modo che l’Amministrazione sappia che Catania non vuole altro cemento e aspira a diventare più verde, più salubre, più vivibile. E anche più bella.

(foto di Filippo Timpanaro)

veduta d'insieme dell'area (subito dopo lo scerbamento antincendio) con Etna sullo sfondo
L’area subito dopo lo scerbamento anti-incendio (foto di Filippo Timpanaro)

5 Comments

  1. In ragione della liquidazione coatta del Consorzio proprietario, gli Orti di Susanna sono, al momento, sotto il controllo della Banca d’Italia che, ho letto, li avrebbe messi in vendita per un prezzo pari a circa un decimo del loro iniziale valore di mercato. Ovviamente, il condiviso vincolo posto dalla Soprintendenza – che auspicavo fosse non solo paesaggistico ma anche culturale più restrittivo in ragione dei valori etnoantropologici della Grotta Lucenti e della presenza di muretti a secco la cui arte è stata dichiarata dall’UNESCO patrimonio dell’Umanità -, seppur non esteso a tutta l’area, ha opportunamente demotivato l’imprenditoria cittadina a candidarsi all’acquisto. La Banca d’Italia è soggetto pubblico cui l’Università di Catania, anche alla luce del disinteresse all’acquisto manifestato dall’amministrazione comunale, potrebbe richiedere la gestione degli Orti da destinare interdisciinarmente agli studi e alle applicazioni idrico energetiche già messe a punto dai dipartimenti di Agraria e Ingegneria e a quelli dei dipartimenti di Botanica e, quanto alla Grotta Lucenti, di Geologia.

    • la Banca d’Italia, con cui i rappresentanti del Comitato hanno già interloquito, ha solo la vigilanza sulla correttezza dell’operato dei commissari liquidatori. Non può intervenire sulle loro decisioni

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