“Quando il mondo dorme”. Francesca Albanese coinvolge Catania

Cosa possiamo fare per fermare il genocidio in Palestina? Su questo si sono interrogati i duemila catanesi che venerdì sera hanno riempito piazza Federico di Svevia per incontrare Francesca Albanese, relatrice speciale ONU sulla situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato. Venuta a Catania per presentare il suo libro “Quando il mondo dorme”, è stata intervistata dalla giornalista Laura Silvia Battaglia.

Un libro che racconta “storie, parole e ferite della Palestina”, come leggiamo nel sottotitolo, a partire dalle vicende di dieci persone che Albanese ha conosciuto e che le sono state da guida per entrare dentro la cultura e la vita di un popolo che da più di sessanta anni vive in regime di occupazione.

Invitata a soffermarsi su almeno due di queste persone, l’autrice sceglie Abu Hassan, con cui ha intrecciato un rapporto durato nel tempo, divenuto amicizia nonostante la diffidenza iniziale, e che le ha permesso di conoscere dall’interno la vita difficile dei palestinesi soggetti a divieti e imposizioni di ogni genere.

E poi Alon Confino, storico israeliano e grande studioso dell’olocausto, che riconosceva – da ebreo – la drammaticità dell’apartheid a cui sono da tempo sottoposti i palestinesi. E ragionava sull’antisemitismo, utilizzato come accusa contro chi denuncia la brutalità del governo sionista e la violenza con cui vuole, intenzionalmente, cancellare ogni traccia della identità palestinese.

Di ‘male dilagante della menzogna’ parla Albanese nel suo libro, interrogandosi su come sia possibile “che la verità sia diventata menzogna e la menzogna verità”.

Da questo nasce il forte sentimento di indignazione che anima il testo, quell’indignazione di cui ha parlato Spinoza (espulso, peraltro, dalla comunità ebraica) che è “l’odio verso colui che ha fatto male a un altro”. Una passione innervata dall’amore e dalla misericordia, un amore che si impadronisce a tal punto di una persona da farla godere del bene altrui e rattristarsi del male altrui.

Un sentimento che coinvolge la piazza, attenta ai suggerimenti di Albanese, convinta che sia ancora possibile fare qualcosa per fermare il genocidio in atto. A partire dal ruolo che possiamo svolgere come consumatori, scegliendo di non acquistare i prodotti commerciali delle aziende che finanziano Israele.

Fondamentale è, soprattutto, smettere di leggere il mondo attraverso le lenti dei colonizzatori, dimenticando come la colonizzazione, almeno a partire dalla cosiddetta “scoperta dell’America”, si sia sempre concretizzata nell’eliminazione dell’altro, nella sua sottomissione, nello sfruttamento intensivo delle risorse e dell’ambiente.

Cosa ne sarà del diritto internazionale, si chiede Albanese, se lasceremo che si affermi la pratica di uccidere impunemente i civili, oggi vietata dalle convenzioni internazionali? Se diventerà normale ignorare i principi del diritto umanitario che si sono faticosamente fatti strada nella nostra cultura e nelle nostre leggi, lo stravolgimento sarà totale e definitivo. E le conseguenze ricadranno su tutta l’umanità, anche su di noi.

Per le sue prese di posizione, Francesca Albanese è oggi sotto sanzioni imposte dagli Stati Uniti, perché secondo Rubio (segretario di stato USA) avrebbe “collaborato direttamente con la Corte Penale Internazionale per investigare, arrestare, detenere o perseguire penalmente cittadini degli Stati Uniti o di Israele, senza il consenso di questi due Paesi”.E’ stata accusata già in passato di non essere imparziale anche da un esponente del Partito Democratico come Piero Fassino.

Ma – risponde Albanese – “la realtà è che c’è un’occupazione militare iniziata 55 anni fa e che si è trasformata in uno strumento di colonizzazione”.

Tutto è iniziato molto prima del 7 ottobre 2023. E Argo ne parla da anni. In Israele esiste da tempo un sistema giuridico discriminatorio, che nega ai palestinesi il diritto all’acqua,
l’accesso alle attività produttive e ai servizi, consente
la detenzione arbitraria anche dei bambini,
facilita gli insediamenti ebraici in Cisgiordania e costruisce muri che frantumano la continuità dei territori palestinesi.

Per questo è decisivo fare conoscere quello che accade, nonostante i tantissimi giornalisti palestinesi uccisi e la disumanizzazione degli abitanti della Striscia, dove si muore sotto il fuoco dell’esercito israeliano di occupazione, per fame, perché mancano le cure più elementari.

A conferma della assoluta drammaticità della situazione, prima che cominciasse l’intervista, il fotoreporter siciliano Alessio Mamo (collabora con il quotidiano The Guardian), che ha potuto sorvolare Gaza sui cargo militari che lanciano cibo, ha puntualmente descritto, grazie anche alle immagini proiettate, la distruzione del territorio.

Il libro non pretende di dare soluzioni, ma ci permette di capire cosa sta succedendo e ci invita a non voltarci dall’altra parte, non solo per rispetto del popolo palestinese ma, soprattutto, perché i diritti o sono per tutti, o non sono tali.

Non solo la piazza si è riconosciuta in Francesca Albanese e nelle sue parole, ma il giovane sindaco di Aci Sant’Antonio, Quintino Rocca, dal palco, ha annunciato che il comune etneo darà le chiavi della Città alla relatrice dell’ONU. Un gesto importante, che segue la scelta di diversi comuni del catanese, per ultimo Acireale, che hanno riconosciuto lo Stato di Palestina.

La mobilitazione continua. Catanesi Solidali con il Popolo Palestinese domenica 10 agosto alle ore 18 c/o la Playa (spiaggia libera numero 2) effettuerà un Flash Mob per denunciare il genocidio in atto e gli ultimi proclami del governo israeliano, secondo cui entro il prossimo 7 ottobre Gaza City verrà conquistata e occupata militarmente.

Sulla precedente visita di Albanese a Catania, leggi Gaza e la violazione del diritto internazionale, Sharif Hamad e Francesca Albanese a Gammazita

Argo

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