Sul “Referendum che c’è ma non si vede” si è svolto, sabato scorso, un incontro organizzato dal Centro Astalli, insieme a CGIL, Cittàinsieme e ASGI, nei locali di Casa Betania. Qui, all’interno di un bene dato in comodato d’uso dalla diocesi di Catania a varie realtà del territorio, è in corso da più di un anno – per iniziativa dell’Astalli – una difficile ma significativa esperienza di accoglienza di mamme e bambini migranti, di cui abbiamo già parlato.
Dei quesiti relativi al tema del lavoro ha parlato, portando molti esempi efficaci, Emanuel Sammartino della CGIL. Ma lo spazio maggiore è stato dedicato al quinto quesito referendario, relativo ai tempi per la concessione della cittadinanza italiana agli stranieri extracomunitari, un tema che tocca più da vicino la Mission del Centro Astalli e dell’ASGI (Associazione per gli studi giuridici sull’immigrazione) ed è stato trattato dall’avvocato e socio Filippo Finocchiaro.
La riduzione da 10 a 5 gli anni del periodo di legale permanenza in Italia per fare richiesta di cittadinanza allineerebbe l’Italia ai Paesi europei più attenti alla tutela dei diritti e alle pari opportunità. Una volta ottenuta, la cittadinanza verrebbe automaticamente trasmessa ai propri figli e alle proprie figlie minorenni.
Si tratta di una modifica che riguarda più di due milioni di persone di origine straniera, che nascono, crescono, abitano e lavorano nel nostro paese da molti anni. Essa permetterebbe a tanti giovani di partecipare agevolmente a percorsi di studio all’estero, rappresentare l’Italia nelle competizioni sportive senza restrizioni, poter votare, e poter partecipare a concorsi pubblici.
Della partecipazione al Consiglio Comunale di un ‘consigliere aggiunto’ straniero, prevista dallo Statuto del Comune, hanno parlato Mirko Viola e Pia Giulia Nucci di Città Insieme, l’associazione che di questa partecipazione fu la promotrice più di dieci anni addietro.
Vari gli interventi da parte dei partecipanti all’assemblea. Ahmad Ceessay, studente universitario e volontario di servizio civile del centro Astalli, ha raccontato di come la mancanza della cittadinanza limiti la sua vita ormai completamente italiana.
Della tutela del lavoro agricolo e della maggiore possibilità per tanti ragazzi di non lavorare in nero, hanno parlato i govani della Cooperativa Dokula, una realtà agricola formata prevalentemente da ragazzi africani.
L’Imam della Moschea della Misericordia, Kheit Abdelhafid, ha dato la sua testimonianza da capo di una comunità religiosa ma anche da padre di un ragazzino che, pur essendo nato e cresciuto in Italia, pur tifando una squadra italiana, si trova a fronteggiare difficoltà burocratiche che non lo mettono sullo stesso piano dei suoi compagni.
Si è passati poi allo stare insieme per un aperitivo, nel cortile di casa Betania, con i bambini e le mamme che lì vivono.
Durante l’aperitivo si è esibito L.S.A. il laboratorio sociale afrobeat promosso dal centro Astalli Catania. Un laboratorio volutamente itinerante, coordinato da Angelo Distefano e Alice Cardella, che si ritrova ogni martedì in vari posti della città, dal cortile di Trame di quartiere a quello del Crocifisso della buona morte, per coinvolgere il maggior numero di persone possibile. Un’orchestra formata da persone di varie nazionalità e varia provenienza culturale e sociale, bambini del doposcuola dell’Astalli e adulti assistiti dal Centro, ragazzi di San Berillo e musicisti italiani del conservatorio, che creano melodie utilizzando vari strumenti, dalle percussioni africane al sax, al basso, dalla darbuka alla batteria.
La manifestazione ha avuto anche il senso di un invito ad andare a votare. Il referendum – dice l’Astalli – è il simbolo della democrazia regalataci da chi prima di noi l’ha sognata e realizzata, così come il voto è lo strumento, ormai dato per scontato, che dobbiamo consapevolmente utilizzare.
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