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Migranti, c’è un giudice ad Agrigento

“I corpi galleggiavano almeno da una settimana, forse due. Erano gonfi d’acqua e dunque molto pesanti. La pelle era sbiancata. Alcuni erano nudi, altri con dei vestiti. A volte era possibile riconoscere il sesso, altre no. Una donna sembrava incinta, la pancia era più grossa delle altre […] Non avevo mai visto niente di simile”.

Queste le parole della coordinatrice del team dei soccorritori di Medici senza Frontiere durante il recente recupero dei corpi di undici migranti al largo della Libia. Corpi avvistati dall’aereo Seabird, di Seawatch, che aveva provato a contattare una motovedetta libica, in inglese e in arabo via radio, affinché li recuperasse, ma senza ottenere alcuna risposta. Evidentemente queste persone non valgono nulla. Ancor meno da morte.

Le salme venivano, quindi, trasbordate  su una motovedetta della guardia costiera per essere portate a Lampedusa, dove le dimensioni della Geo Barents (la nave di Medici senza Frontiere) non consentivano l’attracco, per essere trasferite, in un secondo momento, a Porto Empedocle.

Nello stesso tempo, alla nave che le aveva recuperate, dove si trovano anche 165 naufraghi salvati in tre interventi diversi, il ministero dell’Interno indicava il porto di Genova come luogo di sbarco, ancora una volta un porto decisamente distante. Una situazione, questa di far sbarcare morti e vivi in due porti lontani, che ha portato il procuratore di Agrigento, Giovanni Di Leo, a parlare di “Plurime criticità di ordine normativo, umanitario e costituzionale sul soccorso in mare”.

Infatti, la giurisdizione sui fatti è competenza della procura della valle dei templi, ma aver spedito la nave in Liguria rende estremamente complicato lo svolgimento delle indagini, in quanto i giudici agrigentini per svolgere i necessari accertamenti, interrogando le persone informate dei fatti (equipaggio e persone salvate), sono costretti ad attendere l’arrivo nel porto di Genova.

Non a caso il procuratore, ricorda Fulvia Conte sul Manifesto, sottolinea che “l’applicazione della legge penale, gli accertamenti previsti dal codice di procedura come obbligatori, la determinazione stessa della giurisdizione e della stessa competenza penale non può, secondo Costituzione, essere rimessa a decisioni discrezionali dell’Autorità politico-amministrativa, ma soltanto alla legge stessa”.

Per il governo italiano, evidentemente, non ha nessuna priorità e/o importanza scoprire se si sia trattato di un naufragio fantasma o di una strage con dei sopravvissuti, magari portati in detenzione da quegli stessi libici che si sono rifiutati di mettersi alla ricerca dei corpi.

Del resto, ci stiamo ormai progressivamente abituando a considerare normale che il Mediterraneo si sia trasformato in un gigantesco cimitero, altro che invito a “restare umani”.

Argo

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  • Pensó che il governo italiano non sia tanto diverso da quello israeliano, la logica è la stessa , ci si libera in qualsiasi modo di chi dà fastidio e non è ‘come noi’. Restiamo umani!

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