ISTICA inadempiente. Restituiamo Corso Martiri alla città

Cosa succede in una Città senza piano regolatore e senza piano commerciale? Cosa accade in una città in cui le amministrazioni pubbliche, invece di agire nell’interesse della collettività, favoriscono gli operatori privati, considerati – per definizione – portatori di sviluppo?

Anche di questo si è discusso giorno 12 gennaio, durante l’incontro pubblico “La città non è solo un affare”, promosso dall’associazione “Volere la luna” di Catania. Nel dibattito, coordinato da Mario Spampinato dell’associazione promotrice, sono intervenuti: Maurizio Palermo, autore del pregevole saggio sulla recente storia urbanistica della città, “Il ballo del mattone”; Graziano Bonaccorsi, vicepresidente della Commissione consiliare urbanistica del comune di Catania; Giuseppe Rannisi, coordinatore del Comitato promotore del Parco territoriale Monte Po – Vallone Acquicella; Paolino Maniscalco, ex assessore al comune di Catania.

Fra le tante questioni discusse, vorremmo oggi soffermarci soprattutto su quella che riguarda le famose ‘fosse’ di corso Martiri della Libertà, un’area sulla quale la società Istituto Immobiliare di Catania (Istica), costituita nel 1950 e artefice delle edificazioni intorno al corso Sicilia, vorrebbe mantenere il diritto ad edificare.

Eppure – come spiega Palermo, ingegnere e già funzionario del Comune – qualunque ipotesi di utilizzo di quelle aree libere può scaturire solo da un nuovo progetto urbanistico. Un progetto da approvare con le procedure di legge, vale a dire con il coinvolgimento del Consiglio comunale, essendo decaduto da tempo il piano di risanamento dell’Istica.

Andiamo per ordine. Come tutti sanno, alla fine degli anni Cinquanta, si sviluppò una delle più grandi speculazioni edilizie, non solo della Sicilia ma probabilmente di tutto il Paese, il cosiddetto “risanamento di San Berillo”.

Ad occuparsi dell’abbattimento di gran parte dello storico quartiere fu una società appositamente costituita, l’Istica, che – grazie alla dichiarazione di pubblica utilità, stabilita con legge speciale – espropriò i terreni a prezzi molto vantaggiosi, rivendendoli poi a prezzi 5 o 6 volte superiori. Puntava sulla forte domanda di edifici per banche, assicurazioni, uffici, nella prospettiva di trasformare quella parte della città nella nuova “city”.

Una enorme speculazione che andò bene sino a quando una riduzione della domanda di questo tipo di strutture e la riduzione per legge delle possibilità edificatorie resero le ulteriori edificazioni economicamente non convenienti.

Rimasero così ‘liberi’ ampi spazi nel tratto che da piazza della Repubblica prosegue verso la stazione ferroviaria, le cosiddette ‘fosse’. I catanesi si sono abituati a questo scempio che rappresenta, tuttavia, un pessimo biglietto da visita per i tanti turisti provenienti dalla vicina stazione.

Va anche detto che questi lavori, iniziati – come dicevamo – in seguito a una legge speciale regionale del 1954, si sarebbero dovuti concludere entro il 1969. In caso contrario la ditta inadempiente avrebbe dovuto pagare consistenti penali, stabilite con esattezza da una convenzione firmata da Istica e Comune nel 1956. Istica, però, di fronte alle inadempienze che il Comune cominciava a contestare, decise di passare all’attacco e, poco prima della scadenza, avviò un contenzioso che vide soccombere il Comune, che negli anni Ottanta dovette pagare indennizzi per circa 40 miliardi di lire.

Fra Istica e Comune rimase, comunque, aperto un contenzioso riguardante il completamento dell’operazione e le quantità da edificare nelle aree libere residue.

Nel 2005 l’amministrazione Scapagnini – come ricorda Palermo – chiese una consulenza a tre esperti giuristi per stabilire come chiudere questo contenzioso. I tre consulenti posero a base delle loro valutazioni la perdurante efficacia del piano di risanamento, considerandolo uno strumento urbanistico attuativo tuttora valido anziché un progetto a sé stante regolato da una legge speciale.

Nel 2012 il Comune, con una nuova convenzione, ribadisce la correttezza e la vigenza del vecchio piano, conseguente alla legge speciale. Ad impedire questa nuova convenzione non bastò il fatto che, tra il 2005 e il 2008, sia il Collegio di difesa del Comune di Catania, sia il CGA (il Consiglio di Giustizia Amministrativa per la regione siciliana) sia l’Assessorato Regionale del Territorio e dell’Ambiente avessero stabilito che, essendo scaduti i termini che la legge speciale fissava per il completamento delle edificazioni, era necessaria l’approvazione di un nuovo progetto urbanistico.

Pochi giorni prima della scadenza della convenzione del 2012, che aveva validità decennale, Istica riceve un ultimo regalo. Federico Portoghese, nominato commissario straordinario al posto di Pogliese dimissionario, proroga la convenzione per altri dieci anni. Siamo nel 2022 e anche questa volta Istica non trova chi la metta di fronte alle sue responsabilità. E ancora una volta la questione viene decisa senza che venga interessato il consiglio comunale, a cui spetterebbe l’approvazione di un nuovo piano urbanistico.

Come se tutto ciò non bastasse, c’è un altro motivo di inadempienza da parte dell’Istica. Infatti, la società, prima di costruire, dovrebbe garantire il completamento delle opere di urbanizzazione primaria, a sue spese. In particolare, accanto alla Banca d’Italia avrebbe dovuto costruire un parcheggio multipiano (del costo reale di circa 15 milioni di euro) che, secondo la convenzione del 2012, dovrebbe essere ultimato e consegnato al Comune entro il settembre 2024 ma di cui a tutt’oggi non c’è nessuna traccia. Inoltre, la società avrebbe dovuto accendere, a garanzia, una fidejussione per un importo pari al costo dell’opera, ma nessuno ha mai richiesto l’adeguamento della fideiussione prestata nel 2012 per un importo di 4,8 milioni di euro, del tutto insufficiente per realizzare il parcheggio.

Si ripete, insomma, uno schema sempre uguale: nessuna amministrazione comunale mette Istica di fronte alle sue inadempienze. Al contrario, si escogitano tutti gli espedienti possibili per lasciare mano libera ad una società che da 55 anni blocca qualunque possibilità di risanamento della zona, in attesa di poterne fare un uso speculativo.

E il meccanismo della speculazione fondiaria è uguale a quello degli anni Sessanta: Istica non realizza nulla, ma – ora come allora – è alla ricerca di investitori che comprino i terreni per realizzare quanto previsto dal piano di risanamento.

Sebbene oggi non sia facile trovare investitori privati disponibili a comprare terreni a caro prezzo per poi realizzare opere di incerta redditività (un centro commerciale, un museo, un teatro, un albergo e poche residenze), Istica continua a provarci. Senza riuscirci.

E’ troppo chiedere all’attuale Amministrazione e al Consiglio Comunale di prendere atto di tutte queste anomalie e restituire alla Città il diritto di decidere cosa fare di una parte così importante del proprio territorio?

E’ troppo chiedere alla magistratura di verificare se, in questa vicenda, gli amministratori susseguitisi nel corso del tempo abbiano operato in modo corretto?

Argo

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  • Su corso Martiri della Libertà tutto è fermo ora come allora mi verrebbe da dire.
    A quell'"allora" si può dare la data di inizio che si preferisce.
    Uno dei misteri di questa città sono state, e lo sono ancora, quelle aree così a lungo inutilizzate.
    Eppure economicamente valgono molto, ciò che vi si potrebbe realizzare urbanisticamente sarebbe in ogni caso rilevante per la città; ma stranamente tutto resta fermo.
    Gli interessi personali, se vi fossero, sarebbero ormai datati: riguarderebbero qualche centenario se ancora in vita visto quando è iniziata questa storia.
    Né si può pensare che l'Istica sia dotata di vita intellettiva propria per tutelare perennemente i propri interessi di ente autonomo dotato di autonoma intelligenza artificiale. No, a oggi ci sono ancora esseri umani dentro queste cose. E allora , a chi giova questa attesa, a qualcuno che campa in eterno?
    Bisogna aspettare l'approvazione di un piano urbanistico da parte del consiglio comunale? Sì, con i tempi che occorrono per queste cose e con gli uomini che vi si ritrovano dentro, forse tra qualche vita di uomo normale si vedrebbe partorire qualcosa.
    Già sarebbe tanto che l'amministrazione comunale mettesse Istica davanti le sue inadempienze, ma anche questo mi sa che rimarrà un pio desiderio.
    E probabile che quelle aree rimarranno così come sono ancora a lungo: discariche pubbliche di ogni materiale di risulta, aree per parcheggi non autorizzati, spazio per topi e gatti che vogliono mantenere ancora l'istinto di cacciatori, panorama di desolazione per turisti increduli, latrine per bisogni incontinenti.
    Mah, valgono tanto le domande con cui Argo chiude l'articolo: che siano il consiglio e l'amministrazione comunali a occuparsi finalmente della cosa nell'interesse della città, che sia la magistratura ordinaria a verificare eventuali responsabilità amministrative susseguitesi nel tempo..

  • Chi sono i soci proprietari di questa fantomatica ISTICA di cui si parla tanto, se non di riscuotere sempre risarcimento per inadempienze contrattuali del Comune di Catania?

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