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Prometeo nel carcere di Bicocca

Cosa c’è di più chiuso e separato dal mondo di un carcere di massima sicurezza? Non sono forse considerati irrecuperabili coloro che al suo interno scontano la loro pena, talvolta definitiva?

Eppure, di recente, nel penitenziario di Bicocca è accaduto un piccolo/grande miracolo.

17 detenuti hanno messo in scena uno spettacolo di argomento classico, ispirato al Prometeo di Eschilo ma riscritto da loro stessi all’interno di un laboratorio di scrittura creativa e di teatro, iniziato nel giugno 2023. Il laboratorio è stato condotto dall’associazione La Poltrona Rossa, che da anni promuove esperienze di questo tipo in istituti penitenziari, per adulti e per minorenni.

Dall’incontro tra la presidente de La Poltrona Rossa, Ivana Parisi, e Rosanna Fiume, che da anni insegna dentro la struttura penitenziaria di Bicocca e non ha mai perso il desiderio di offrire nuove opportunità ai detenuti con cui entra in contatto, è iniziata questa avventura che ha trovato la disponibilità del direttore Giuseppe Russo e del responsabile dell’area educativa, Maurizio Battaglia.

Quaranta dei circa 200 detenuti della Casa Circondariale hanno accettato la proposta e iniziato a frequentare i laboratori lasciandosi coinvolgere nella lettura di testi e schede di argomento classico e nella rielaborazione di miti e personaggi di questo mondo apparentemente lontano.

Un lavoro lungo che ha impegnato i formatori della Poltrona Rossa, la docente Fiume e soprattutto gli stessi reclusi che, attraverso la riflessione sui miti classici, lo scambio di opinioni, la scrittura creativa e il tentativo di impersonare dei ed eroi fino ad immedesimarsi con essi, hanno scoperto che le vicende e le problematiche della cultura greca sono molto più vicine ed universali di quanto avessero immaginato.

La ricerca della gloria, la lontananza da casa, la ribellione agli dei e al destino, il rapporto padre-figlio, la solidarietà con gli altri essere umani, la guerra, la morte: approfondire questi temi e questi personaggi diventava una scoperta di sé.

Nessuno dei partecipanti al laboratorio è rimasto ai margini, neanche coloro che hanno fatto parte del coro, di cui hanno ben compreso la essenziale funzione nella tragedia greca. Solo alcuni dei reclusi hanno dovuto abbandonare il laboratorio perché trasferiti in altre sedi.

La partecipazione sempre più attiva dei detenuti ha portato anche all’inserimento di testi che, pur essendo lontani dalla temperie classica, si rivelavano affini ai temi discussi, come nel caso de ‘La livella’ di Totò, recitata – nel corso dello spettacolo – dal detenuto che l’aveva proposta.

E non è tutto. A questa attività ‘povera’, autofinanziata dalla stessa Poltrona Rossa, sono venuti incontro enti teatrali presenti nel territorio che hanno messo a disposizione i costumi ed alcune attrezzature di scena. Sia l’INDA (Istituto Nazionale del Dramma Antico) sia il Teatro Stabile di Catania, cogliendo il valore culturale e sociale del progetto, hanno così contribuito alla riuscita dello spettacolo.

Recitato a più riprese davanti ai compagni di detenzione, riuniti in gruppi e interessati al di là di ogni aspettativa, il lavoro è stato infine presentato ad un pubblico esterno, costituito prevalentemente da familiari, soprattutto donne e bambini.

Presenti anche alcuni ospiti dell’associazione La Poltrona Rossa, dirigenti scolastici ed insegnanti, il delegato diocesano alla pastorale carceraria, e altre personalità

Mettere insieme persone così diverse è stato un altro risvolto di questo laboratorio, un’altra barriera che lo spettacolo ‘La Profezia’ ha contribuito ad abbattere.

Argo

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