San Berillo, ristrutturazioni e gioco delle tre carte

L’assalto al centro storico parte da San Berillo vecchio. Lo faceva già capire lo studio delle tipologie edilizie approvato circa due anni fa, che individua nel quadrilatero del vecchio San Berillo ben 41 edifici (quasi la metà) in forte stato di degrado di cui si consente la demolizione e ricostruzione.

Il presunto avanzato stato di degrado diventa una giustificazione per autorizzare interventi vietati in centro storico, dove la legge regionale n.13 del 2015, quella che istituisce lo studio delle tipologie edilizie nei centri storici, ammette demolizioni e ricostruzioni soltanto per l’edilizia minore non qualificata.

A quanto pare la strategia dell’Amministrazione per il centro storico, e non solo per il centro storico ma per tutta la città, è quella di non avere una strategia e limitarsi ad assecondare e agevolare in tutti i modi gli interventi dei privati, qualunque cosa prevedano, legittima o illegittima che sia.

Ne è un esempio la recente convenzione tra il Comune e la società Cogip Holding srl in liquidazione di Francesco Domenico Costanzo, di cui sono note le vicende giudiziarie. Nel documento si fa riferimento ad un progetto di demolizione e ricostruzione, con variazione di sagoma, per l’edificio privato di via Caramba 18, appartenente alla società Cogip. Questo edificio, definito “fatiscente ed in grave stato di degrado, determinando pericolo per l’incolumità pubblica”, è adiacente ad un palazzetto di proprietà del Comune, che l’Amministrazione vorrebbe adibire ad uffici comunali.

La società Cogip Holding possiede anche un immobile situato in via Reggio 21-29, poco distante da via Caramba, per il quale ha già ottenuto – con conclusione positiva della relativa conferenza dei servizi – un permesso di costruire, e dovrebbe pagare 170mila euro di oneri concessori per avviare i lavori.

Il gioco dei tre palazzetti, prevede che la Cogip non paghi questi oneri per via Reggio ma si assuma l’onere di fare i lavori, oltre che nel palazzetto di cui è proprietaria in via Caramba, anche nell’immobile adiacente di proprietà comunale, con un “restauro conservativo e/o ristrutturazione”

Non è chiaro quali siano i lavori da realizzare nell’immobile del Comune, essendo molto generica la dicitura “restauro conservativo e/o ristrutturazione”. Non sappiamo cosa si voglia fare in via Reggio perché, sul sito del Comune, non è stato pubblicato – dopo ben quattro mesi – il verbale della Conferenza dei servizi. Sappiamo solo quello che si vorrebbe fare in via Caramba 18, nell’immobile adiacente al palazzetto comunale. E quello che si vuole fare non ci piace, anche perchè rischia di aprire la strada a interventi di ricostruzione non congruenti con il contesto della città storica.

Una ristrutturazione edilizia con variazione di sagoma, e redistribuzione dei volumi preesistenti, è prevista nello studio delle tipologie storiche approvato dal Consiglio, ma è in contrasto con la legge.

L’art. 3 del DPR 380/2001, recepito in Sicilia con la L.R. 16/2016, come modificato dalla legge n. 120/2020 (al punto d), a proposito degli interventi di ristrutturazione edilizia dice che “con riferimento agli immobili sottoposti a tutela ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio di cui al Decreto Legislativo 22 gennaio 2004 n. 42, nonchè a quelli ubicati nelle zone omogenee A (i centri sorici), gli interventi di demolizione e ricostruzione e gli interventi di ripristino di edifici crollati o demoliti costituiscono interventi di ristrutturazione edilizia soltanto ove siano mantenuti sagoma, prospetti, sedime e caratteristiche planivolumetriche e tipologiche dell’edificio preesistente e non siano previsti incrementi di volumetria”.

Se non sono rispettate queste condizioni l’intervento è da considerare di nuova costruzione (non consentita in centro storico) e non di ristrutturazione.

Pian piano, in questo modo, si rischia non solo di demolire edifici di pregio, ma di stravolgere tutto il tessuto edilizio di quest’area del centro storico, che ha caratteristiche meritevoli di essere salvaguardate. Il tutto per favorire gli interessi speculativi dei privati.

Proprio il caso del palazzetto di via Reggio può essere significativo. Si tratta di un immobile di pregio, il cui piano terra era occupato dal cantiere Mollica, molto noto a Catania perchè produceva, fino a 25 anni fa, le cementine (mattonelle 20×20 di cemento colorato). Al primo piano c’era l’abitazione del proprietario. Non sappiamo cosa preveda il permesso di costruire, ma sarebbe grave che si trattasse di una demolizione, visto il valore non solo architettonico ma anche di memoria storica che questo edificio, come altri di quell’area, conserva.

Argo

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