Parco Monte Po – Acquicella, niente soldi e un progetto discutibile. Occorre un nuovo inizio

Parlando di Piani Urbani Intregrati, a livello nazionale e locale, si potrebbe citare la commedia shakesperiana ‘Molto rumore per nulla’. I PUI, che si dovevano realizzare con i fondi del PNRR e a cui più o meno tutte le amministrazioni locali hanno lavorato, sono stati definanziati.

I soldi ad essi sottratti dovrebbero essere destinati, nei programmi del governo, a famiglie e imprese per l’efficientamento energetico. Il governo si è impegnato a realizzare ugualmente i progetti previsti dai Piani Urbani Integrati recuperando le somme necessarie da altri fondi europei, che non sono tuttavia stati ancora individuati. Una situazione ingarbugliata che deve essere necessariamente risolta, perché ci sono contratti già firmati, relativi sia alla progettazione sia alla esecuzione, dei quali va garantito il pagamento.

Partorito con grande difficoltà il Pui della Città Metropolitana di Catania, prevedeva per la nostra città una serie di progetti slegati, tenuti insieme da una denominazione piuttosto ‘creativa’: Una sintesi tra margini urbani. La città della Lava e la città del Mare.

Tra questi progetti anche un Parco da realizzare sulla collina di Monte Po, una parte del grande Parco Territoriale Monte Po-Acquicella pensato da un Comitato di 16 associazioni, tra cui Argo. Associazioni che hanno elaborato una proposta dettagliata e presentato all’Amministrazione un accurato dossier di analisi dell’area, accompagnato da linee guida per l’atttuazione, nate da una conoscenza approfondita dell’area individuata.

Dell’idea progettuale, che prevede un grande Parco di quasi 250 ettari che dovrebbe giungere fino al mare, là dove sfocia il fiume Acquicella, il PUI ha accolto solo una parte, quella relativa alla Collina di Monte Po, destinandovi circa 15 milioni di euro. Si tratta di circa 26 ettari, già nella disponibilità del Comune.

Prima che i PUI fossero definanziati dal governo, è sembrato che si fosse a un passo dalla attuazione di questo progetto, sia pure parziale, quando la progettazione del parco è stata appaltata – attraverso Invitalia – ad una associazione temporanea di studi di progettazione, con capofila la SAB srl.

Su questa progettazione il Comitato non ha smesso di vigilare e, quando una iniziativa del Comune ha permesso di incontrare i progettisti e di conoscere i contenuti del progetto preliminare, il Comitato lo ha esaminato e ha fatto pervenire all’Amministrazione e ai progettisti un documento con le proprie Osservazioni, a firma del presidente Giuseppe Rannisi.

La proposta dell’architetta Michelini presentava, infatti delle criticità e sembrava costruita su premesse molto diverse da quelle che hanno animato il Comitato promotore. Piuttosto che sul rispetto delle caratteristiche naturali dell’area, già bella di per sé e in grado di consentire – se adeguatamente recuperata e curata – quella full immersion nella natura che manca alla nostra città, il progetto Michelini intende ‘abbellire’ il parco con strutture estranee al contesto. Interventi che appaiono dettati soprattutto dalla necessità di utilizzare le somme a disposizione, in parole povere “ci sono questi soldi da spendere, spendiamoli”.

Tra gli aspetti critici della proposta Michelini, una struttura in cemento incongrua rispetto al contesto e che ostacolerebbe nuove ricerche archeologiche in un’area ricca di reperti, un laghetto artificiale da alimentare con un sistema che non asseconda i flussi naturali dell’acqua e sarebbe esposto a guasti e danneggiamenti, la mancata bonifica dei rifiuti abbancati in diversi punti dell’area.

Si tratta di interventi che non tengono conto degli elementi di conoscenza del territorio offerti dal Comitato nel suo dossier e nelle sue linee guida, di cui i progettisti erano sicuramente in possesso e a cui si erano detti interessati.

Il Comitato è al corrente del fatto che i progettisti continuano a lavorare e presenteranno presto il progetto esecutivo anche in vista del dovuto pagamento. Ma non si sa in che misura i progettisti abbiano tenuto conto delle Osservazioni avanzate e delle proposte alternative contenute nel documento. Nè se abbiano tenuto conto di altre osservazioni, come quelle avanzate dalla Soprintendenza.

Resta comunque aperta la domanda più importante, quella sul reperimento delle somme per realizzare il progetto. Il Governo, a livello nazionale, e il Comune, a livello locale, assicurano che le somme saranno trovate, sicuramente – per Catania – non con fondi ‘locali’, viste le pessime acque in cui naviga l’amministrazione. Si parla di fondi europei di natura diversa dal PNRR, magari da stornare da altre finalità.

Per capire meglio l’iter del progetto, Il Comitato ha già stato chiesto un incontro con il vice sindaco e assessore all’Urbanistica Paolo La Greca. Nel frattempo ha deciso di riprendere il proprio lavoro sull’idea progettuale complessiva.

Ci sono da portare avanti i contatti con la Fondazione Val di Savoia per mettere a punto una convenzione per l’utilizzo dell’area di pertinenza della Fondazione, per la quale è prevista una destinazione ad usi sociali.

Ci sono anche altre particelle catastali che possono essere recuperate, ad esempio quelle dell’IACP e tutte le particelle di privati sparse, a macchia di leopardo, in mezzo a quelle di cui il Comune è già titolare.

Ma c’è un altro impegno che il Comitato si è dato, impostare una vasta campagna informativa che faccia conoscere l’idea progettuale di questo grande parco che può dare alla città il verde e il contatto con la natura che le manca.

Non solo per adeguarsi agli standard di verde pubblico mai rispettati, ma anche per offrire una possibilità di rigenerazione e di integrazione di quella parte di città rimasta marginale, sacrificata e priva dei servizi essenziali, come lo stesso quartiere di Monte Po ed altri quartieri ‘periferici’ lambiti dall’Acquicella, San Cristoforo compreso.

Argo

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  • Quelle che erano solo delle mie impressioni negative si stanno trasformando sempre più in certezze.
    Alla fine Il PNRR sarà una occasione mancata.
    Nel nostro Paese non si sa progettare, non si sa realizzare un'opera nell' interesse pubblico.
    È un limite ineludibile di uno schieramento politico che va da destra a sinistra senza distinzione, pervaso solo dall' interesse di bottega, privo di visione alcuna.
    Questo Paese oggi affoga in una mediocrità gestionale grandissima, credo abbia poche speranze di migliorarsi.

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