Catania ha un fiume che ne attraversa i margini, e neanche lo sa. Non è il Simeto, che talora è pressocchè in secca e che comunque non tocca la città. E’ un corso d’acqua perenne, il Vallone Acquicella, che – però – nel Piano paesaggistico è stato retrocesso a canale con una motivazione ingiustificata, quella di aver subito interventi ‘antropici’, ossia di essere stato irreggimentato, tombato, in parte deviato.

L’Acquicella, che esiste da secoli e su cui sono stati effettivamente compiuti diversi interventi che non hanno però interrotto la sua fluenza, è tornato recentemente all’attenzione perché costituisce l’asse attorno a cui ruota la proposta di un grande Parco territoriale che, dalla collina di Monte Po, dovrebbe giungere fino al mare, proprio là dove il fiume sfocia.

La presenza di questo corso d’acqua è essenziale nella proposta di Parco. Ad esso, infatti, si deve molta parte della bellezza e unicità delle piccole aree boschive, anche di piante rare, che si sono conservate lungo il suo corso, della fauna che attorno ad esso prospera, di una foce che crea un piccolo ecositema con caratteristiche degne di una zona di protezione speciale.

Chi, tra le istituzioni locali, ha coscienza di trovarsi in presenza di un bene di grande valore che va adeguatamente tutelato? Nessuno, a quanto pare. Non la Regione, che non gli ha dato rilievo nel Piano paesaggistico, non il Comune che ha permesso che, di fronte al nuovo ospedale Garibaldi, vi fosse costruito sopra un chiosco. Già dieci anni fa, del resto, è stato considerato accettabile che la foce dell’Aquicella venisse deviata per costruire la nuova darsena (che poi si è rivelata fonte di problemi vari, di cui oggi si minaccia una replica).

Quanto alla Soprintendenza, afferma di non poterlo tutelare perchè il corso d’acqua è assente, in alcuni tratti, dalle sue mappe. Uno di questi tratti è proprio quello che scorre di fronte al Garibaldi nuovo, nell’area individuata per realizzare il Parco.

La mancanza di tutela espone ad abusi e forzature non solo il fiume ma tutta l’area circostante. A ridosso del fiume c’è gia un distributore di benzina che non pare rispetti la distanza prevista dalla legge, e adesso incombe la minaccia di un grande parcheggio, inserito in un progetto di ristrutturazione urbanistica su cui non si riesce a fare piena luce.

Eppure le basi giuridiche per la tutela ci sono. Abbiamo una legge che riconosce come pubblici tutti i corsi d’acqua, anche quelli a regime torrentizio ed effimero, e che impone una fascia di rispetto di almeno dieci metri dalle loro sponde. L’Acquicella, ad esempio, appartiene al Demanio dello Stato, il suo affluente Acquasanta al demanio regionale. Tutti, comunque, godono della tutela paesaggistica, anche nei tratti tombati o artificialmente sistemati. Lo ricorda costantemente Salvatore Alecci, ingegnere idraulico della Associazione Idrotecnica Italiana, che sulla proposta di Parco ha scritto un dettagliato ed esauriente articolo pubblicato sul bimestrale “L’acqua” (2/2023).

Alecci è intervenuto, a proposito dell’Acquicella e delle tutele di cui gode ope legis, in uno dei recenti incontri organizzati dal Comune con i cosiddetti portatori di interesse, a proposito del Piano Urbano Integrato, al cui interno è stata inserita la proposta di Parco, relativamente all’area di Monte Po, con un finanziamento di 15 milioni circa.

In occasione di questo incontro, Alecci ha ricordato che dal 1994 tutti i corsi d’acqua hanno diritto alla tutela, principio ribadito dall’articolo 142 del Codice dei beni ambientali e del paesaggio del 2006. L’Acquicella, inoltre, nonostante sia stato declassato – nel Piano Paesaggistico – a ‘linea azzurra’, cioè a canale antropizzato, è comunque iscritto al n.295 dell’Elenco delle Acque pubbliche della provincia di Catania.

Come è possibile allora che la Soprintendenza – come lamentato dal direttore dell’ufficio Urbanistica, Biagio Bisignani – non svolga il suo ruolo di tutela nei confronti di questo corso d’acqua?

Il rifiuto della Soprintendenza ad esercitare la tutela, non giustifica, tuttavia, le scelte permissive dell’amministrazione. Il Comune ha, infatti, competenza di pianificazione sul proprio territorio e può porre vincoli e tutele ulteriori anche rispetto a quelle previste dal Piano Paesaggistico.

Lo ha ricordato l’ingegnere Maurizio Palermo, forte della sua lunga esperienza di dirigente comunale in ambito urbanistico, intervenendo al dibattito per conto del Coordinamento Monitoraggio PNRR. Le aree adiacenti al fiume, ha esemplificato, potrebbero essere catalogate come ‘parco fluviale’ o più semplicemente come verde pubblico. Basterebbe una delibera di indirizzo politico per dare all’Urbanistica la possibilità di intervenire in modo rapido ed efficace.

Nel lungo periodo si può anche chiedere all’Osservatorio regionale – come proposto da Pippo Rannisi, delegato Lipu e anima della proposta di Parco – una revisione del Piano Paesaggistico per la parte che riguarda il fiume Acquicella.

Nel frattempo, sull’Acquicella vegliano, per quanto possibile, le associazioni che hanno proposto il progetto di Parco e presentato al Comune un Dossier in cui, oltre all’analisi delle peculiarità dell’area, vengono fornite indicazioni utili per progettarne un utilizzo funzionale.

Il Comitato promotore pensa, ad esempio, ad una rinaturalizzazione, sia pure parziale, del fiume. Gli interventi effettuati nei decenni passati, dall’irreggimentazione al rivestimento in calcestruzzo alla tombatura, sono ormai considerati errati e, in taluni casi, persino vietati dalla normativa europea. Oggi ci si orienta verso interventi rispettosi dell’ambiente, che ripristinino, per quanto è possibile, le condizioni naturali. E questo ci si propone di fare, pur nella consapevolezza che non è possibile tornare alla situazione originaria. Alcune parti tombate del fiume, ad esempio, resteranno tali, perchè le acque scorrono sotto strade di grande traffico o sotto edifici densamente abitati, che non possono essere abbattuti.

Particolare attenzione merita la foce, un piccolo ecosistema che ospita piante tipiche dell’ambiente umido mediterraneo e attira vari tipi di uccelli, alcuni dei quali tutelati dalla direttiva comunitaria. Un’oasi di bellezza, a due passi dalla zona balneare. Tutta da scoprire.

A questo link alcune notizie sul Vallone Acquicella

Leggi l’articolo di Salvatore Alecci “Il Parco territoriale fluviale ‘Monte Po-Vallone Acquicella’ a Catania”, “L’acqua” (2/ 2023).

Argo

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  • Cadono le braccia a pensare a tutta l'incuria e l'abbandono in cui versa ciò che è natura in questo Paese.
    Catania una città senza verde che comincia a frapporre ostacoli a quel poco vi si potrebbe realizzare, anche se il Parco di Monte Po non sarebbe poco e se poi attraversato da un fiume potrebbe diventare tanto.
    Vediamo come andrà a finire anche per questo caso; se mai una volta si riuscirà a vedere una realizzazione degna di quella che potrebbe essere una grande città: Catania.

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