Non un profeta disobbediente, come è stato definito, ma un cristiano obbediente solo al Vangelo. A costo di disobbedire alle leggi dello Stato e di subire un processo per apologia di reato per aver difeso l’obiezione di coscienza.
“Estranea al comandamento dell’amore” ed espressione di viltà, l’avevano definita i cappellani militari a cui Don Milani rispose con la una lettera in cui si richiamava non solo al Vangelo ma anche all’altro pilastro del suo insegnamento, la Costituzione.
Impossibilitato a partecipare al processo dalla malattia, che l’avrebbe portato presto alla morte, scrive poi ai giudici, come maestro e come sacerdote, avendo egli deciso di spendere la sua vita di parroco “per la elevazione civile e non solo religiosa” dei ragazzi di Barbiana, che “uscivano dalla quinta elementare semianalfabeti e andavano a lavorare. Timidi e disprezzati”.
Con questi ragazzi che “vivono praticamente con me”, egli faceva scuola 12 ore al giorno, 365 giorni l’anno, insegnando che le leggi vanno osservate quando sono giuste, e modificate quando non lo sono, anche pagando di persona.
Una tecnica di “amore costruttivo per la legge” che Milani dichiara di aver imparato insieme ai suoi ragazzi leggendo i testi di Socrate, Gandhi, le lettere del pilota di Hiroshima, e naturalmente il Vangelo.
Dice di averla applicato anche nel suo rapporto con la Chiesa, verso cui rimase sempre “severamente ortodosso e disciplinato” senza smettere di essere “appassionatamente attento al presente e al futuro”, quindi spesso scomodo.
I documenti del processo raccolti ne “L’obbedienza non è più una virtù”, “Lettera ad una professoressa”, “Esperienze pastorali” sugli anni come coadiutore a San Donato di Calenzano, le Lettere, edite a cura di Michele Gesualdi, sono i testi a cui tornare per capire il messaggio di don Milani.
Ce lo ricordano in questo breve dialogo la giornalista Sandra Gesualdi, figlia di Michele, uno dei ragazzi di Barbiana, Fabio Corazzina e Renato Sacco.
In questi giorni, a cento anni dalla nascita di don Milani, Rai Storia ha trasmesso il documentario girato a Barbiana nel 1965 da Angelo D’Alessandro, che si può riascoltare su Rai Play a questo link
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