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Parco Monte Po – Acquicella, modificare il Piano Paesaggistico

Non basta che il Comune abbia accettato la proposta, avanzata da 25 associazioni, di istituire un Parco sub-urbano che dalla collina di Monte Po arrivi alla foce del fiume Acquicella.

Non basta che, per realizzarlo, sia stato chiesto ed ottenuto un finanziamento di 17,2 milioni di euro, all’interno dei fondi del PNRR destinati ai Piani Urbani Integrati.

Nel momento in cui bisogna passare dalle parole ai fatti, gli ostacoli sono tanti, a partire da quello della salvaguardia del territorio che dovrebbe far parte del Parco, un territorio continuamente minacciato.

Lo dimostra il caso della discarica abusiva creata sulle falde della collina di Monte Po (link) o il rischio di ritrovarci con l’area adiacente all’ospedale Garibaldi Nuovo, di fronte al quale scorre l’Acquicella, ricoperta da parcheggi, o il rischio di vedere i boschi di pioppo bianco o salice pedicellato, che sono ormai una rarità, contaminati dall’introduzione di specie vegetali alloctone, nel nome di una riforestazione frettolosa e non rispettosa del contesto.

La tutela del territorio è, quindi, una precondizione necessaria per la realizzazione del Parco e le associazioni proponenti si sono mosse per chiedere alla Soprintendenza di alzare il livello di tutela degli ambienti che caratterizzano l’area, modificando anche il Piano Paesaggistico.

A firmare la richiesta, a nome del Comitato di associazioni, di cui fa parte anche ArgoCatania, è Giuseppe Rannisi, delegato Lipu, ideatore e attivissimo promotore di questo progetto, forte anche della sua lunga esperienza di battaglie ambientaliste e della sua competenza di ingenere idraulico.

Hanno messo a disposizione le proprie competenze anche altri specialisti, archeologi, botanici, zoologi, geologi, coinvolti nell’analisi di un territorio che presenta motivi di interesse a diversi livelli, non solo paesaggistico ma anche storico ed etno-antropologico.

E’ stata chiesta la tutela della collina di Monte Po, attualmente priva di vincolo, dove potrebbe essere istituito un Parco archeologico, visto l’alto valore delle testimonianze di insediamenti umani in diversi periodi storici, dall’antichità agli anni quaranta del Novecento. Pensiamo alla basilichetta bizantina ritrovata nell’area archeologica situata alle pendici della collina, o all’antica struttura in stato di rovina che si trova sulla sommità della collina stessa, probabilmente rudere di una forticazione di età medievale. Ci sono poi i resti della abbazia di Santa Maria di Nuova Luce, studiata da Adolfo Longhitano, e le opere militari risalenti al periodo della seconda guerra mondiale, ed altro ancora.

Oggetto di attenzione e di tutela dovrebbe essere anche il corso dell’Acquicella che, nel tratto corrispondente all’attuale ospedale Garibaldi Nuovo, non ha alcuna tutela paesaggistica, pur essendo inserito nell’elenco delle acque pubbliche della Provincia di Catania, e pur godendo della tutela ope legis prevista sin dal 1983.

Questo corso d’acqua perenne è stato in parte tombato e in parte irregimentato all’interno di un canale in calcestruzzo. Sia la tombatura sia le arginature rigide e i rivestimenti impermeabili vengono oggi considerati non rispettosi dell’ambiente e dovrebbero essere sostituiti con interventi di riqualificazione fluviale. Per buona parte del corso del fiume, tuttavia, non è ormai possibile tornare indietro rispetto a questi interventi a causa della presenza di un intricato sistema di viabilità e dell’intensa edificazione realizzata anche al di sopra dei tratti tombati. Si potrebbero, tuttavia, individuare alcuni tratti in cui è possibile effettuare una sistemazione con “tecniche sostenibili, rispettose dell’ambiente e migliorative del paesaggio”.

Un vincolo di massima tutela viene chiesto per le dune embrionali della fascia costiera ad est della strada statale 114 e per la foce dell’Acquicella. La vegetazione che caratterizza quest’area e la fauna che lì viene ospitata sono messi continuamente a rischio da interventi invasivi, compresa la pulizia con pulitrice meccanica. Eppure si tratta di ambienti ricchi di pregio che andrebbero trattati come una vera e propria riserva naturale.

Viene chiesta anche la tutela “degli aspetti vegetazionali presenti lungo il corso d’acqua e le sue sponde” compresi i boschetti naturali di Pioppo bianco, Salice bianco, Olmo canescente, etc e la vegetazione psammofila delle dune. Così come viene chiesta la tutela delle emergenze geomorfologiche (sabbie San Giorgio, fronti di lava del 1669, sorgenti), elementi particolari del paesaggio che vanno valorizzati anche per la loro bellezza.

Alla richiesta inoltrata alla Soprintendenza è stato allegato il dossier preparato dagli esperti del Comitato, già consegnato al Comune di Catania. In esso l’area del futuro Parco viene dettagliatamente descritta, ne vengono segnalate le principali peculiarità indicando anche possibili interventi per la sua valorizzazione.

Ci auguriamo che la Soprintendenza dia pronta risposta alle richieste dei cittadini, permettendo al progetto di compiere un altro passo avanti.

Ecco il testo integrale della Richiesta

Argo

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