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Il grido di allarme dell'associazione Antimafia e Legalità

Una location offerta dalla Città Metropolitana, attualmente retta dal commissario Federico Portoghese, che ha anche voluto essere presente all’incontro per ascoltare, fino alla fine, la conferenza stampa dell’associazione Antimafia e legalità e l’intervento del suo presidente Enzo Guarnera, nella mattina di giovedì, 7 luglio, presso la Pinacoteca “N. Sciavarrello”, già chiesa S. Michele Minore, di piazza Manganelli,

Guarnera, avvocato penalista, da anni sottoscorta, è noto non solo e non tanto per la sua attività politica che lo ha portato ad occupare per dieci anni (dal 1991 al 2001 ) un posto di deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, ma soprattutto per la sua attività di contrasto alle mafie come difensore delle vittime di mafia e di collaboratori e testimoni di giustizia.

E di mafia e della necessaria vigilanza sul sistema degli appalti, in tutti i segmenti delle procedure, ha parlato Portoghese nel suo intervento di apertura del dibattito, moderato dal giornalista Lucio Di Mauro, a cui hanno partecipato alcuni responsabili dell’associazione e la neo assessora alla cultura del Comune di Catania, Cinzia Torrisi.

Antimafia e Legalità ha sede a Belpasso e si batte contro “il racket, l’usura e la corruzione”, come si legge anche sul logo, nel quale è raffigurata un fiore di ginestra, scelto come simbolo di speranza e di riscatto perché attecchisce nei terreni più aridi. E’ nata nel 2016 per iniziativa di un gruppo di imprenditori che ha denunciato un vasto giro di usura ed estorsione, contribuendo ad avviare uno dei processi più importanti della provincia di Catania su tale fenomeno, ma ne fanno parte persone appartenenti a tutti gli strati sociali.

Oggi lavora soprattutto con incontri nelle scuole, una scelta che nasce dalla convinzione che sia necessario educare e sensibilizzare alla legalità soprattutto le giovani generazioni, che rappresentano l’unica possibilità di riscatto in un contesto sociale e culturale sempre più basato su una concezione individualistica della vita e sull’idea che il successo sia legato allo “accaparramento privastico”, come ha detto Laura Basile vicepresidente dell’associazione.

E’ stata Basile a parlare del protocollo d’intesa, “Educare alla legalità in prospettiva di giustizia e sviluppo sociale”, firmato con il MIUR e con l’Associazione Cinemaset di Antonio Chiaramonte, ed ha raccontato l’esperienza di partenariato con il Comune di Rivoli che ha premiato gli studenti che hanno partecipato al contest Reporter con un viaggio a Palermo, per incontrare persone e luoghi significativi nella storia della lotta alla mafia.

Ma non è questa l’unica attività dell’associazione che, per sensibilizzare gli operatori economici sui temi dell’estorsione, dell’usura e della corruzione, e soprattutto per indurli a superare la diffidenza e a denunciare, ha in programma una Passeggiata della Legalità nelle principali vie del commercio cittadino.

Della costituzione di parte civile nei processi che coinvolgono la pubblica amministrazione e della decisione di costutuirsi nel processo Università Bandita, ha parlato l’avvocata Carmela Giulia De Iorio.

Secondo Anna Bonforte, già presidente dell’Osservatorio di Legalità del Comune di Misterbianco e tesoriera dell’associazione, è fondamentale “fare rete” e lavorare con le altre associazioni presenti sul territorio, comprese quelle che si occupano di contrasto alla violenza maschile contro la donne. Ha ricordato l’esecuzione di Genny Cantarero, una giovane donna uccisa il 10 dicembre 2021 davanti alla madre per lanciare un messaggio al suo compagno, collaboratore di giustizia.

Del progressivo disimpegno nella gestione dei testimoni e collaboratori di giustizia, nella diminuzione degli stanziamenti in loro favore, nella poca cura riservata alla qualificazione professionale del personale del Servizio Centrale di Protezione e dei suoi organi periferici, ha parlato Enzo Guarnera.

A suo parere, infatti, in una fase storica in cui la cultura della legalità non è più centrale e la politica e la pubblica amminitrazione sono anch’esse inquinate dall’illegalità, nessuno ha interesse che la collaborazione venga incentivata. E, dal canto loro, anche i potenziali collaboratori non se la sentono di rivelare informazioni in loro possesso che riguardino uomini politici o amministratori locali collusi.

E’ il risultato di “una volontà di scoraggiare il fenomeno della collaborazione, specie quella dei capi mafia che potrebbero fare rivelazioni pericolose per alcuni esponenti del sistema di potere”.

La crisi di legalità che osserviamo nel nostro Paese, ha concluso Guarnera “riguarda non solo i tradizionali gruppi mafiosi, che spesso controllano il territorio commettendo reati patrimoniali e di violenza verso le persone, ma anche, e sempre più, i cosiddetti ‘colletti bianchi’. È una vasta area nella quale sono compresi settori della politica, dell’economia, delle pubbliche istituzioni, delle libere professioni, talora sinergicamente complici tramite il collante della massoneria deviata. Sta emergendo una ‘borghesia mafiosa’ che tende ad affermarsi come vera classe dirigente del Paese. La Politica ha obliterato il contrasto serio ai fenomeni mafiosi in tutte le sue articolazioni, anche perchè se lo facesse dovrebbe fare pulizia anche al proprio interno”.

Argo

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