Timpa della Licatia, un provvedimento che lascia perplessi

90 giorni di tempo per procedere alla demolizione delle opere abusive. Lo impone a Maria Rosa Pezzino de Geronimo, amministratore unico e legale rappresentante della Dusty srl, un provvedimento della Direzione Urbanistica datato 11 giugno 2021.

I lavori sono quelli in corso nel fabbricato della Timpa di Leucatia, di cui viene ritenuta abusiva la parte “non attinente alla DIA – Dichiarazione di Inizio Attività, in variante del 2009”, vale a dire “la copertura già realizzata con tipo morfologico diverso da quello dichiarato” e le “strutture portanti della copertura già realizzate in difformità, ovvero da legno lamellare ad acciaio e pannelli in termocopertura”.

Il provvedimento impone, oltre che la rinuncia ad edificare un ulteriore corpo dell’edificio, di “provvedere a ripristinare lo stato dei luoghi”.

Lo stato dei luoghi non è, però, quello del territorio ‘vergine’, come la formulazione lascia immaginare se letta superficialmente. Anche demolendo le nuove coperture e le strutture che le sostegnono, il resto del fabbricato rimane in piedi, a ferire un’area e un paesaggio unici.

Potremmo dire, anzi, che la demolizione non è del tutto giustificata, essendo le difformità non essenziali (utilizzo di materiali diversi nella copertura e diversa configurazione delle falde).

L’ordinanza sembra voler dimostrare che l’Ufficio sta facendo la voce grossa, sebbene in realtà offra il fianco alla vittoria dei ricorrenti nel caso di un eventuale ricorso dei proprietari.

Il problema si pone in modo diverso per la costruzione già esistente, che non sappiamo ancora se sia legittima. Un dubbio che induce il RUP, Salvatore Basile, a proporre “al direttore – come leggiamo nel documento – di mantenere salvi i procedimenti di verifica ancora in corso circa le DIA originarie del 2007 e 2009 e di monitorare le procedure in essere”.

In soldoni, il Rup propone la verifica sulla legittimità dei lavori compiuti nel 2007/2009 e si assume la responsabilità di questa proposta. Il Direttore firma ma evita di fare propria la proposta, lasciandone la responsabilità all’architetto Basile.

Nel firmare l’ordinanza di demolizione delle coperture la Direzione Urbanistica ha voluto rispondere (con i limiti e le ambiguità di cui sopra) alle molte voci di protesta. Nel documento, leggiamo, infatti, che l’ordinanza di sospensione dei lavori del 29 aprile scorso è stata “successiva alle attività ispettive scaturenti da denunce di cittadini, associazioni e da interrogazioni alle commissioni consiliari”.

E’ stato quindi l’interessamento dei cittadini e, soprattutto, la loro azione comune a sollecitare l’intervento degli uffici. Un motivo di speranza ed uno spunto di riflessione: se un buon numero di persone fa sentire la propria voce e si organizza per raggiungere un obiettivo comune, è più facile che si venga ascoltati e si ottengano dei risultati concreti.

Rimane da capire perché su altre questioni, come la battaglia contro la realizzazione del supermercato Eurospin in un’area destinata dal Piano Regolatore a servizi pubblici (in particolare, una scuola), l’Amministrazione sia rimasta del tutto sorda. Ha chiesto, addirittura, ed ottenuto un via libera del competente assessorato regionale.

Nel caso dell’Eurospin di Cibali possono esserci anche delle responsabilità nel fronte degli oppositori, che si sono spesso presentati divisi, organizzando addirittura manifestazioni in giorni diversi, come hanno fatto PD e M5S. E’ mancata, in ogni caso, un’incisiva azione comune.

Ma forse c’è un altro aspetto da considerare, il minore appeal che hanno sull’opinione pubblica i temi urbanistici rispetto a quelli ambientali.

Sull’ambiente e la difesa di aree naturali minacciate, i cittadini sono più sensibili e disposti ad attivarsi. Evidentemente l’urbanistica non fa battere il cuore, la perdita di aree comuni destinate a verde pubblico o a servizi per la collettività appare ai cittadini meno grave, o comunque li coinvolge di meno.

Forse appaiono questioni tecniche troppo specialistiche, di cui non sono ben comprese le ricadute, anche se la perdita di aree pensate per la collettività toglie alla città spazi e servizi che la renderebbero più bella e più vivibile, migliorando anche la vita quotidiana dei suoi abitanti.

Con la Dusty oggi l’Amministrazione (che ha con l’azienda anche un contenzioso sulla raccolta dei rifiuti) fa la faccia feroce, e minaccia che “nel caso di inottemperanza, le opere abusive saranno acquisite di diritto, a titolo gratuito, al patrimonio del Comune di Catania assieme all’area di sedime”, con spese di demolizione a carico dei responsabili dell’abuso.

Non è chiaro a cosa si riferisca la minacciata acquisizione se rimangono abusive solo opere marginali o non ancora realizzate. A meno che non si riveli abusiva tutta la costruzione, nel caso che vengano portate avanti le ulterori verifiche proposte dal RUP.

Rimane comunque aperto il problema dei vincoli a cui la Timpa è sottoposta, non abbastanza stringenti da impedire che nell’area vengano erette costruzioni che la stravolgono. Su questo alcune associazioni stanno già lavorando.

Argo

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