Con l’inizio della pandemia ci siamo ritrovati a dire spesso, come papa Francesco, di essere tutti “sulla stessa barca“.
A distanza di un anno – a guardar bene – questa barca ha messo in risalto tante disuguaglianze.
È di questi giorni un’altra immagine marinaresca: la nave portacontainer incagliata nel canale di Suez. La reazione a quanto accaduto ci mostra ancora una volta la necessità di ‘spingere’ il nostro mondo verso un cambiamento di stile di vita, verso una nuova umanità che allontani il rischio di rimanere tutti incagliati.
L’urgenza ce la chiarisce l’interesse mediatico che suscita un’imbarcazione diversa in quella porzione di mare che il canale di Suez mette in comunicazione.
Nel Mar Mediterraneo decine di imbarcazioni di migranti alla deriva vengono abbandonate nel silenzio generale. Nel canale di Suez invece una nave con tonnellate di merci attira l’interesse generale.
Il motivo della differenza è subito evidente: il costo. Circa 9 miliardi di dollari al giorno da una parte, dall’altra SOLO centinaia di bambini, donne e uomini le cui vite nell’indifferenza generale rischiano sempre più di non aver alcun valore.
L’augurio per questa Pasqua è che sia veramente l’inizio di un mondo liberato dall’egoismo e che le acque dell’attuale Mar Rosso si aprano per accogliere un tempo nuovo.
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