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Riviera catanese, se settant'anni vi sembran pochi

Forse il bianco e nero della foto non consente di apprezzarlo come si dovrebbe ma, attorno alla metà degli anni ‘50, Catania ed Aci Castello erano nettamente separate da una vasta area verde.

Qui le modifiche apportate dall’uomo si limitavano sostanzialmente a quelle necessarie per l’attività agricola.

L’unico collegamento, oltre a quello ferroviario, era rappresentato dalla strada Nazionale, ben visibile in foto, che attraversava la zona rurale, mantenendosi lontana dalla costa. La strada litoranea era ancora di là da venire e così anche tutti gli insediamenti abitativi che grazie a questa si sono potuti edificare.

Invece chi oggi percorre queste strade non nota quasi più alcuna separazione fisica tra le due città ma un continuum di edifici o interventi umani in genere, solo un cartello si limita a segnalare la separazione amministrativa tra i due Comuni.

Probabilmente era inevitabile che questa zona non restasse incontaminata per sempre ma viene spontaneo chiedersi se questo intervento sia stato fatto nel modo giusto o almeno con una pianificazione generale.

La litoranea ha migliorato senz’altro il collegamento tra i due centri ma il vantaggio non è stato uguale per tutti.

Lungo l’intero tragitto sono pochissimi i punti in cui si può liberamente accedere al mare, quasi sempre l’accesso è protetto da cancellate e, molto spesso, da muri o alte siepi, posti a tutela della privacy, che ne impediscono persino la visione.

Il mare è stato quindi, di fatto, privatizzato a vantaggio di stabilimenti balneari, alberghi e abitazioni private, rendendo la situazione attuale difficilmente reversibile.

In pochissimi anni sono scomparsi migliaia di alberi e piante e si è consumato, in maniera discutibile, quasi tutto il suolo disponibile che, va da sé, è una risorsa limitata. Ne è valsa la pena?

Argo

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