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Niscemi e le sue antenne

8 agosto, a conclusione della manifestazione No Muos, i partecipanti, così come è sempre avvenuto negli ultimi anni, procedono con la cosiddetta “battitura” delle reti. Un’azione assolutamente simbolica, che non può creare nessun problema di ordine pubblico o sicurezza.

E’ la meta finale di un corteo pacifico, partito dal presidio, dove, però, quest’anno non è stato possibile, vista la situazione della pandemia, sviluppare quelle attività di riflessione e socializzazione, proprie del tradizionale campeggio estivo.

Del tutto sproporzionata e incomprensibile è apparsa, pertanto, la scelta delle forze dell’ordine di procedere al lancio di lacrimogeni.

Come scrive Antonio Mazzeo “Il primo lacrimogeno sorvola di poco il cancello della base per ricadere a una decina di metri alle spalle dei giovani che tambureggiano l’inferriata. Poi ne vola un secondo e poi ancora un terzo.

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“Il fumo acre si espande, c’è un fuggi fuggi generale, vedo anche dei bambini, ma non è facile allontanarsi perché il leggero vento spinge la nube tossica indietro verso il cancello. Alle mie spalle ridono come sciocchi i videomaker di PoliceTV. Io piango invece come uno sciocco per la rabbia e per i gas e perdo il conto dei lacrimogeni vigliaccamente lanciati a mano ad altezza d’uomo”. Una prova di forza francamente incomprensibile.

Durante il corteo, slogan contro la guerra, le spese per le grandi opere inutili (a partire dal TAV in Val di Susa) ma, soprattutto, in un momento di crisi generalizzata come questo, contro l’ennesimo aumento delle spese militari.

Particolare attenzione, ovviamente, contro la devastazione ambientale causata dalla installazione delle antenne della marina statunitense a Niscemi.

Ma preoccupazione anche per ciò che accade nella vicina base di Sigonella, come ricorda Mazzeo, con l’arrivo degli MV-22 B Osprey del Marine Medium Tiltrotor Squadron (VMM) 263”, velivoli noti per le loro criticità tecnico-strutturali e per l’insostenibile impatto ambientale.

Centinaia i manifestanti, a conferma di una minore attenzione e conseguente minore mobilitazione contro il Muos, rispetto alle proteste degli anni precedenti, quando in migliaia erano arrivati a Niscemi da tutta la Sicilia (con delegazioni anche da altre regioni) e più volte i cortei si erano conclusi all’interno della base, mentre alcuni attivisti erano addirittura saliti sulle antenne.

Come sempre avviene in questi casi, da un lato la sconfitta maturata nel momento in cui è avvenuta l’installazione ha depotenziato la lotta, dall’altro l’impossibilità di fare valere le proprie ragioni anche in altre sedi (giudiziarie) ha convinto molti che non si potesse fare nulla contro un nemico così potente (gli USA) e con i governi regionale e nazionale pronti ad assecondarlo supinamente.

In queste condizioni, lo svolgimento del corteo rappresenta comunque la volontà di non arrendersi all’ingiustizia, ma, soprattutto, può creare le condizioni, evitando che prevalgano rassegnazione e silenzio, perché in primo luogo i siciliani tornino a mobilitarsi per difendere il diritto alla salute, ad un ambiente sano e a vivere in un’isola che di tutto avrebbe bisogno fuorché di basi militari.

Argo

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