Primo Levi, il dovere della memoria

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Nasceranno da noi
uomini migliori.
La generazione
che dovrà venire
sarà migliore
di chi è nato
dall
a terra,
dal ferro e dal fuoco.

Con questa parole del grande poeta turco Nazim Hikmet, si è conclusa, il 4 novembre 2019, la manifestazione, promossa a Catania dall’Associazione Etnea Studi Storico-Filosofici, in ricordo di Primo Levi.

A cento anni dalla nascita, l’Associazione ha voluto tenere viva la memoria di questo grande intellettuale di origine ebraica, antifascista e partigiano, deportato nel campo di concentramento di Auschwitz, dove rimase prigioniero sino all’arrivo dell’Armata Rossa (27 gennaio 1945).

Una tragica esperienza, condivisa purtroppo con milioni di altre persone, che ha rappresentato un terribile, e si spera unico, esempio dell’efferatezza che si può raggiungere quando si pretende nel nome di una ideologia, quella nazi-fascista, di “dividere” gli esseri umani e dominare il mondo.

Atrocità che, tornato in Italia, Levi volle fossero conosciute da tutti. “Se questo è un uomo” è diventato, allo stesso tempo, un classico della letteratura mondiale e un testo necessario per chi voglia comprendere quel periodo storico.

Docenti e studenti si sono perciò alternati, nella splendida cornice della piazza Dante, nella lettura di brani scelti, a partire dalla prefazione.

“Per mia fortuna, sono stato deportato ad Auschwitz solo nel 1944, e cioè dopo che il governo tedesco, data la crescente scarsità di manodopera, aveva stabilito di allungare la vita media dei prigionieri da eliminarsi, concedendo sensibili miglioramenti nel tenore di vita e sospendendo temporaneamente le uccisioni ad arbitrio dei singoli.

…questo mio libro […] non è stato scritto allo scopo di formulare nuovi capi di accusa; […] il Lager è il prodotto di una concezione del mondo portata alle sue conseguenze con rigorosa coerenza: finché la concezione sussiste, le conseguenze ci minacciano. La storia dei campi di distruzione dovrebbe venire intesa da tutti come un sinistro segnale di pericolo”.

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Particolarmente toccante, per gli evidenti riferimenti all’attualità, la lettura del viaggio “Ognuno si congedò dalla vita nel modo che più gli si addiceva. Alcuni pregarono, altri bevvero oltre misura, altri si inebriarono di nefanda ultima passione. Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare”?

Come non pensare, infatti, al Mediterraneo trasformato in un enorme cimitero, a quelle immagini che ci fanno inorridire e indignare per un giorno, ma che presto dimentichiamo, come se il dramma vissuto da milioni di esseri umani, oggi come allora, non riguardasse noi tutti?

Che dire, una bella giornata di studio. Se per studio intendiamo conoscenza e sviluppo dell’autonomia e delle capacità critiche. Una modalità di lavoro che non dovrebbe rappresentare l’eccezione, ma la quotidianità dell’impegno scolastico. Così come vorrebbe la scuola della Costituzione.

Argo

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  • bravissimo e geniale la sua offerta di formazione, aperta a tutti, in p.zza Dante... un grande!

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