L'inedita accoglienza dell'IPM ai rappresentanti del governo

Un’integrazione quasi perfetta quella realizzata all’Istituto Penale Minorile di Bicocca grazie alla pervicacia della direttora Maria Randazzo che, chiedendo aiuto al Centro Astalli, è riuscita a compiere un vero miracolo.

Da nessuna parte come là “dentro” i ragazzi ristretti italiani e stranieri hanno le stesse opportunità e tutta l’area educativa lavora affinché nessuno debba essere segnato negativamente a causa dell’esperienza detentiva che, addirittura, spesso si rivela un’opportunità.

Ma qualche giorno fa è stato davvero geniale fare accogliere due Ministri (Giustizia e Istruzione) e il Presidente della Camera di un Governo che ha sequestrato la nave Diciotti, varato il famigerato decreto Salvini sull’immigrazione e fatto scomparire le ONG che salvavano vite nel Mediterraneo, da un mediatore culturale marocchino, Abdul Jourairi, e da ragazzi tunisini, egiziani, marocchini, albanesi in una coloratissima biblioteca arredata come una sala da the magrebina.

Abdul offre il the ai Ministri come da anni fa coi ragazzi ristretti stranieri nella speranza di farli sentire a casa e di fare apprezzare questo rito di “convivialità delle differenze” ai siciliani che, a poco a poco, hanno imparato ad apprezzare l’atmosfera che si respira in questo posto dove si canta, si suona, si legge, si chiacchiera senza muri né differenze.

E la stessa magia si è realizzata anche coi Ministri che hanno risposto alle argomentate domande sulla Costituzione Italiana fatte dai ragazzi ristretti ben preparati e hanno gustato l’ottimo the alla menta non senza un po’ di commozione. Da parte del Presidente della Camera in particolare.

A qualcuno di noi è venuto spontaneo pensare a Primo Levi che racconta, nel suo bellissimo libro “Ultimo”, come dal gregge sfinito e senza più reazioni si sia levato, unico e non rassegnato, il grido di un ebreo morente che riuscì a penetrare le barriere di inerzia e remissione, andando a percuotere il centro vivo dell’uomo che è in ciascuno di noi gridando “compagni, io sono l’ultimo”.

Argo

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