Categories: EconomiaStoria

Donne in miniera

Tra le donne dimenticate, ‘invisibili‘, oggi, otto marzo, vogliamo ricordare le lavoratrici  delle miniere.
A partire da quelle siciliane che lavoravano nelle miniere di zolfo dell’agrigentino. Di loro parla soltanto Vittorio Savorini, ne le “Condizioni economiche e morali dei lavoratori nelle miniere di zolfo e degli agricoltori nella provincia di Girgenti”, frutto della inchiesta disposta dal Prefetto di Girgenti nel 1881 e realizzata attraverso l’ispezione di 72 miniere della provincia. 
Di queste donne non si fa cenno neanche nella letteratura siciliana che tanto ha parlato della situazione dei ‘carusi‘.
Di età compresa tra i 9 e 17 anni trasportavano il minerale dalla bocca della solfara fino alla catasta del minerale. Abituate a portare pesi sulla testa, secondo una usanza di origine araba, erano più veloci ed efficienti degli uomini.
La promiscuità con i minatori, spesso nudi o seminudi, le condannava al marchio infamante di poco serie e, per la disistima in cui erano tenute, si davano spesso alla prostituzione.
Altre donne impegante in miniera erano le cernitrici sarde, che spaccavano e insaccavano pietre per tutto il giorno nelle miniere di Montevecchio.
Una storia di fatica e silenzio in tutto il mondo, anche se non mancano esempi diversi, come quello delle donne forti e determinate che oggi sminano le terre del Nagorno-Karabakh.
Orgogliose di fare qualcosa per la loro comunità, liberano il terreno da mine e ordigni non esplosi che mettono a rischio la vita delle persone e l’economia del luogo.
Sfidando i tradizionali ruoli di genere, lavorano in condizioni di freddo estremo e sono in grado di sostenere le loro famiglie.
La parte più dura di questo lavoro, secondo la testimonianza di una di queste donne, è quella di stare lontana dai propri bambini, ai quali può dedicare solo il fine settimana. Solo qualcuna è in grado di tornare a casa ogni notte, dopo il lavoro, perche abita vicino alla zona da sminare.
Le mine anti-uomo sono state pesantemente impiegate durante la guerra del Nagorno-Karabakh (1988-994). Di fabbricazione sovietica, hanno forma circolare e vengono attivate da qualsiasi tipo di pressione o da fili-trappola. Originariamente progettate per rendere inabili gli aduti, possono uccidere i bambini.

Argo

Recent Posts

Bosco di Monte Ceraulo a Mascalucia, una chiusura ingiustificata che danneggia la comunità

Avevamo gioito qualche anno fa della apertura al pubblico, a Mascalucia, del Bosco di Monte…

23 ore ago

Gaza, la Freedom Flotilla e gli interrogativi sulla democrazia. Non solo israeliana

Domani, venerdì 13 giugno nel cortile della Camera del Lavoro, via Crociferi 40, alle ore…

3 giorni ago

E’ Stato il terremoto

Sulla copertina, con il titolo tutto in maiuscole, l'iniziale maiuscola di Stato si perde, ma…

4 giorni ago

Referendum, una discussione necessaria

Un nostro lettore ci propone, a caldo, alcune riflessioni sui risultati referendari. Nessuna pretesa di…

5 giorni ago

Sorelle vi crediamo. I difficili percorsi di chi denuncia la violenza sessuale

Riceviamo e pubblichiamo questo intervento delle attiviste e degli attivisti di Consultorio Mi Cuerpo Es…

6 giorni ago

Referendum 2025, cinque sì ai diritti

C'è chi andrà al mare e chi andrà al seggio ma non prenderà la scheda,…

1 settimana ago