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CittàInsieme, vale la pena andare a votare?

Domenica dunque andremo a votare, chi con serenità, chi con rabbia, chi con angoscia, nonostante la legge elettorale induca all’astensione e, dopo il voto, sia prevista una possibile situazione di non governabilità.
Così Mirko Viola nel moderare l’incontro sulle elezioni organizzato lunedì sera da CittàInsieme a partire da domande volutamente provocatorie, “vale la pena andare a votare? il mio voto che peso avrà nel futuro del Paese?”
Per spiegare come si vota e dare conto di alcune caratteristiche di questa legge è intervenuto Massimo Asero, ricercatore di diritto pubblico, che ha mantenuto per tutta la serata un tono ‘distaccato’ e professionale con osservazioni comunque molto acute.
“Non esiste un sistema elettorale perfetto” ha detto Asero “essendo ogni sistema come un vestito che va indossato da una certa persona in una determinata occasione”. E al Rosatellum, approvato ricorrendo ad otto voti di fiducia, potrebbe accadere di essere utilizzato solo per una volta.
Il sistema, come sappiamo, è misto, uninominale e proporzionale, nel tentativo di mediare tra governabilità e rappresentatività ma anche di aggirare le censure espresse dalla Corte Costituzionale alle precedenti leggi elettorali, ‘Porcellum’ e Italicum.
Le liste, però, sono rimaste bloccate, anche se sono diventate liste brevi, da due a quattro nomi. Anche il premio di maggioranza è rimasto, sia pure nel proporzionale, collegio per collegio.
Spontanea, dunque, da parte di diversi partecipanti all’assemblea, la domanda se anche questa legge non rischi di essere censurata dalla Consulta.
Dopo aver spiegato come si deve materialmente apporre la propria croce per evitare gli errori che possono fare annullare la scheda, Asero ha comunque ricordato che si prevede che il 4% delle schede venga annullato.
Sia su domanda del pubblico sia su sollecitazione del moderatore sono state evidenziati vari dettagli tecnici, dagli sbarramenti – pensati per garantire la governabilità – alle modalità di distribuzione dei voti. Molte le domande anche sul dopo voto, accompagnate da osservazioni sulla situazione attuale.
Interessante il richiamo alla proposta di legge del 1991, primo firmatario Alessandro Tessari (legge n. 6006 presentata l’8 ottobre 1991) che intendeva valorizzare la scheda bianca considerandola una consapevole manifestazione di dissenso, espressione di una precisa volontà politica
Sarebbe nata una ‘lista delle schede bianche’, con conseguente numero di seggi non assegnabili e relativa diminuzione del numero di rappresentanti (parlamentari) rispetto a quelli previsti dagli articoli 56 e 57 della Costituzione.
Nell’introduzione alla proposta di legge c’è un esplicito riferimento alla “disaffezione” dei cittadini nei confronti di quel “delicato momento del gioco democratico che si esprime nella consultazione elettorale” e alla necessità di distinguere chi evita di scegliere per indifferenza e “apatia infingarda” o per “protesta morale”.
Un discorso molto attuale che tuttavia impressiona qualora si consideri che l’astensionismo a cui ci si riferiva toccava “punte” dell’11%!
Nel rintracciare il testo della legge citata da Asero, ci siamo imbattuti in una interessante riflessione, più recente, di Ester Tanasso su “La rilevanza delle schede bianche nel computo elettorale: il valore del dissenso”, che vi segnaliamo. Sottolinea come il giudizio consapevole ed intenzionale di rifiuto, espresso dalle schede bianche, sia una bocciatura dell’offerta dei partiti ed delle loro strategie.
L’interesse per la questione rimane per adesso soltanto accademico, considerato che è molto improbabile che proposte di questo tipo trovino consenso nell’attuale classe politica.
A conclusione del dibattito, Viola ha fatto presente che una “bussola” per orientarsi all’interno della legge elettorale è stata preparata da Libertà e Giustizia, si intitola “Verso il quattro marzo e oltre” e si può trovare linkata anche sul sito di CittàInsieme.
Sullo stesso sito si potrà ascoltare la registrazione dell’incontro. CittàInsieme si conferma uno dei pochi spazi cittadini di discussione libera e di confronto, non solo sui problemi locali.

Argo

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