Una targa ricorda adesso Nino Leonardi, colui che, insieme a Giuseppe Giarrizzo e Giancarlo De Carlo, è stato artefice del restauro dell’imponente monumento, curandone con amore e competenza ogni piccolo dettaglio.
Uomo schivo, acuto, ironico, che non amava ostentare la sua cultura e la conoscenza della storia di tutta la città, in particolare di questo monastero di cui amava ogni angolo e conosceva ogni pietra, così a fondo da poter rischiare arditi interventi creativi come la progettazione di questa sala, a lui particolarmente cara.
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Dai ricordi, dagli aneddoti raccontati dalle persone a lui più vicine, il figlio, l’amica e compagna Emma, Francesco Mannino di Officine Culturali, sono emersi alcuni tratti importanti della sua persona, l’inestinguibile sete di sapere che lo induceva a continuare sempre a studiare, la grande generosità e attenzione agli altri, soprattutto ai giovani, la modestia che lo induceva a definirsi un impiegato dello Stato impegnato a svolgere il proprio dovere, la dimensione ‘civile’ legata anche alla difesa della Costituzione.
Proprio di queste caratteristiche umane, oltre che del suo spessore culturale, la città dovrebbe cercare di non perdere la memoria. Soprattutto oggi, in tempi in cui quasi tutti tendono – per trarne vantaggi – ad amplificare il poco che fanno, mentre Nino lavorava con passione instancabile senza cercare applausi, onori, e tanto meno benefici personali.
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