Riflessioni simili sono emerse, sul tema della lotta alle estorsioni, nel recente convegno “Progetto per una nuova idea di associazionismo antiracket”, promosso a Catania dall’Associazione Asaec Antiestorsione ‘Libero Grassi’.
Anche in questo caso, l’obiettivo era quello di ridare credibilità all’associazionismo, che dovrebbe rappresentare, ma, purtroppo, non sempre lo ha fatto, un importante collegamento fra coloro che denunciano, le forze dell’ordine e la magistratura.
Non a caso, l’Asaec ha presentato una proposta di legge per modificare i criteri di accesso e di permanenza delle associazioni antiracket nell’albo prefettizio ex l. 44/99.
Quest’ultimo ha sottolineato che, ancora, “ ci sono troppi silenzi, troppa omertà. Tantissimi spot sui temi dell’antimafia e una lettura del fenomeno ferma a 30 anni fa”.
Il presidente dell’Asaec, Nicola Grassi, ha contrapposto l’antimafia di strada, volontaria, gratuita, composta per la maggior parte da imprenditori che hanno vissuto le medesime vicende estorsive, a quella “retorica, ubbidiente e addomesticata, sottomessa alle benevolenze di funzionari pubblici.
Quest’ultima gode di un fiume incontrollato di denaro e da tempo ha abdicato al suo ruolo di denuncia perché consociativa con i poteri e propensa al carrierismo e agli incarichi”.
Ha sottolineato, inoltre, quanto sia necessario supportare e ‘proteggere’ la prima dai continui attacchi che subisce.
Ha denunciato, in particolare, quanto siano blandi – e perciò inadeguati – gli attuali controlli sulle associazioni che operano in questo campo.
Per superare queste contraddizioni, Nicola Grassi ha proposto di “ritornare allo spirito fondante che ha mosso le prime associazioni antiestorsione negli anni novanta”.
“Per questo – ha proseguito il relatore – la proposta di legge che abbiamo scritto parte da un
Nella proposta di legge, conseguentemente, si individuano criteri ‘stringenti’ come, ad esempio, il numero di denunce che si risolvano in un rinvio a giudizio e il numero di richieste di accesso al fondo su delega del danneggiato. Così come centrale rimane garantire l’accompagnamento della vittima dal momento della denuncia sino allo sviluppo di tutto l’iter processuale.
“Vogliamo invertire la rotta, ha concluso il Presidente dell’Asaec, le nostre riflessioni hanno dato fastidio a quanti ha fatto dell’attività associativa antiracket una fonte di guadagno, ora sentiamo di essere sulla buona strada.
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