L'ultima parola sul parcheggio Sanzio, il Comune non deve pagare

Nessun risarcimento è dovuto alla Catania Parcheggi per la mancata realizzazione del parcheggio interrato di piazza Sanzio.
Così ha stabilito il CGA (Consiglio di Giustizia Amministrativa) confermando la sentenza già emessa dal Tar nel giugno dello scorso anno.
Come ci si aspettava Filippo Alliata Lodetti, amministratore delegato di Final spa, società che detiene la maggior parte delle quote della Catania Parcheggi spa, non si era rassegnato e aveva fatto ricorso in appello, portando la questione davanti al CGA.

Adesso l’ultima parola è stata detta, l’annullamento per vizio di forma operato dal Comune nell’aprile 2015 è stato riconosciuto legittimo in due gradi di giudizio, e nulla è dovuto alle ditte.
Queste ultime sostenevano che non di annullamento si trattava ma di revoca, con conseguente obbligo di pagamento delle penali, quantificate in 14 milioni di euro, una bella mazzata per l’amministrazione ed i cittadini.
Saranno pagate solo le spese processuali, ‘compensate tra le parti’.
Sono in molti ad essere soddisfatti, l’Amministrazione e l’avvocatura comunale che, nella persona di Rosario Russo, l’ha difesa, tutti i catanesi che non volevano si ripetesse lo scempio di piazza Europa e soprattutto noi di Argo, che abbiamo messo in moto il processo che ha portato all’annullamento con una denuncia a tutto campo che ha coinvolto anche l’Autorità Anticorruzione.
Ragionando sulle carte ottenute con ripetute richieste di accesso agli atti avevamo visto con chiarezza – in tempi non sospetti – tutti i punti oscuri di questo progetto.
E ne avevamo scritto, pubblicando i documenti e denunciando le falsità sul verde promesso ma ridotto a qualche fiorera, l’area commerciale realizzata con soldi pubblici, le scelte arbitrarie del responsabile del progetto (Tuccio D’Urso) che aveva favorito non la prima ma l’ultima società in graduatoria, un’associazione di imprese con alcuni titolari che saranno condannati per mafia…
E ancora, le complicità della politica (non solo D’Urso, e – alle sue spalle – Scapagnini ma anche Lombardo) e il crescente spazio conquistato da uno ‘specialista’ in parcheggi, Filippo Lodetti Alliata, già indagato per turbativa d’asta e altre illegalità.
Oggi la sentenza del CGA conferma buona parte di quanto da noi segnalato quasi tre anni or sono.
Il Consiglio fa riferimento alle “numerose vicende di natura societaria, penale, di prevenzione antimafia” che hanno contrassegnato il progetto determinando anche il lungo tempo trascorso, dieci anni, tra la stipula della convenzione (2005) e l’annullamento (2015).

Oltre il ‘limite ragionevole‘ secondo la società, che non si rassegnava all’annullamento; dovuto proprio alle “gravi vicende [leggi procedimenti penali] che avevano colpito due dei tre membri del raggruppamento”, secondo i giudici.
Questi ultimi ribadiscono l’ “eccesso di potere” già individuato dal TAR, riscontrabile in particolare nel momento in cui “il RUP [Tuccio D’Urso] nell’esercizio delle sue funzioni di selezione dei progetti, avrebbe disatteso le risultanze dei documenti di gara, manifestando – in violazione del principio di imparzialità – un orientamento preconcetto favorevole al progetto collocato all’ultimo posto della graduatoria, poi dichiarato vincitore”.
Scrivono ancora i giudici che “la mancata considerazione degli apporti tecnici del Comitato [che aveva stilato la graduatoria] vizia in radice la scelta effettuata dal RUP, e giustifica l’intervento in autotutela successivamente disposto dall’ufficio”.
Il provvedimento di annullamento della Giunta tendeva infatti ad “eliminare i provvedimenti del RUP affetti da evidente eccesso di potere quale vizio della discrezionalità amministrativa.”
Questa la motivazione base della sentenza del CGA.

Il Comune aveva chiesto che fossero tenuti in conto altri aspetti, la durata della concessione (sessant’anni) di gran lunga superiore a quella degli altri progetti, le criticità attinenti all’area commerciale (prevista dal progetto) contrastante con lo stesso bando di gara che consentiva solo la realizzazione di “attività pertinenziali” al parcheggio, l’ingombro alla circolazione veicolare con il restringimento permanente della sede stradale della via Sanzio.
I giudici hanno preso in considerazione soprattutto gli ultimi due punti e, a proposito delle ricadute sul traffico cittadino, ha del comico l’obiezione della società la quale afferma che – con la realizzazione degli spazi commerciali – si sarebbe ottenuto un “abbattimento del flusso veicolare vista la permanenza degli utenti nella struttura ove parcheggiano anche per le compere.”
Un paradosso. Se parcheggio interrato e relativi spazi commerciali fossero stati realizzati, questi ultimi avrebbero piuttosto attirato altre automobili e creato ulteriore congestione del traffico.
Ormai la questione è chiusa e il Comune potrebbe sistemare la piazza con una modica spesa, senza bisogno di consentire ad un privato di utilizzare a proprio vantaggio un’area pubblica di notevole valore, in centro città, un bene comune da tutelare e non da svendere.
Leggi il testo integrale della sentenza del CGA

Argo

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