E’ una lunga frequentazione, iniziata circa 30 anni fa, quella di Emanuela Di Bella col vetro. E anche una passione che trasforma il lavoro in divertimento lungo un percorso di decenni. Sperimentazione ma anche relazione d’amore, dunque.
“Il racconto di questa retrospettiva non e’ quello di un’evoluzione – dice l’artista – Non sono più evoluti gli ultimi acquerelli, rinvenimento degli ultimi cinque anni, rispetto alle formelle vetrose. Sono una scoperta perché’ il vetro e’ un materiale straordinariamente duttile. Si può tagliare, piombare ma anche fondere, dipingere, frantumare, riassemblare.”
Emanuela Di Bella lo fa anche sposare con materiali vari, piccoli frammenti di conchiglie, materiali trovati sulla spiaggia del Plemmirio vicino alla quale ha la fortuna di abitare, o portati sulle ali del vento, come la cenere vulcanica arrivata fin sul terrazzo di casa sua direttamente dalle fauci dell’Etna.
Nella sala Agorà di Borghetto Europa, a Catania, abbiamo potuto ammirare ventuno acquerelli su vetro illuminati a led, cornici, una trentina di gioielli con frammenti di vetro, smerigliati dal mare, conchiglie, fossili, piccoli frammenti di vite lontane. Gioielli lavorati come vetrate, con la lavorazione Tiffany, “microvetrate da indossare o tenere in mano come talismani”.
Di Bella sperimenta accostamenti arditi, piombo, rame, cenere dell’Etna, materiali vari e vetro su vetro.
E poi ci sono gli acquerelli. L’artista li dipingeva da tempo sul vetro. La novità e’ la retroilluminazione che ne fa “una sorta di varco, oltre la parete, un varco spazio-temporale che faccia sognare dentro una stanza, un tramonto, un fondo del mare o altri paesaggi”. Da un interno dello spazio ad un esterno dell’anima.
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