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Parcheggio abusivo e (in)coscienza civile

Non è la prima volta che riceviamo lamentale e riflessioni relative ai parcheggiatori abusivi che, nella nostra città, continuano a chiedere soldi per ‘custodire‘ le nostre auto. La lettera che pubblichiamo oggi racconta una esperienza ma soprattutto pone degli interrogativi in cui molti di noi possono riconoscersi.
“Era sabato mattina, intorno alle 8.30, ho parcheggiato la macchina in Piazza Borsellino per dirigermi in centro. Un uomo mi si avvicina, mi saluta e con un cenno della mano mi esorta al pagamento del parcheggio. Lo schivo e lo ignoro. Quando, circa quattro ore dopo, torno vicino alla mia auto, mi accorgo che la carrozzeria ha un solco profondo su tutta la lunghezza della fiancata destra, sul cofano anteriore e sulla fiancata sinistra.
Il danneggiamento mi amareggia, non posso attribuire con certezza il gesto al posteggiatore che ho evitato di pagare, ma non mi sento di escluderlo. Chiunque ne sia l’autore, si tratta comunque di un gesto incivile, che mette in evidenza – insieme a tanti altri – la scarsa coscienza civica di molti nostri concittadini.
Ed io, anche se fosse stato chi chiedeva, senza alcun diritto, di ‘custodire’ la mia vettura, come mi comporterò? Cosa farò un domani in una situazione analoga? E adesso, mi prenderò la briga di sporgere denuncia? La ritengo un’azione utile per contrastare il pagamento di questo ‘pizzo‘ a cui ci siamo abituati e rassegnati?
E la nostra amministrazione cosa ha fatto per contrastare il fenomeno se non interventi spot da parte del corpo di polizia municipale? Poco o nulla, infatti, è cambiato.
Eppure il problema non è piccolo e necessiterebbe di attenzione maggiore. Forse sarebbe utile un progetto coordinato tra enti, scuole, associazioni, famiglie e forze dell’ordine.
Il primo passo dovrebbe comunque essere l’educazione dei catanesi, molto spesso tolleranti e ‘caritatevoli’ nei confronti dei parcheggiatori e quindi, più o meno consapevolmente, complici di un modello che coniuga ignoranza, diseducazione ed ideologia mafiosa.
Molti di noi non sanno, o fingono di non sapere, per paura, ignoranza o semplicemente per abitudine, che pagando i posteggiatori abusivi alimentano un giro illecito, protetto dalla mafia locale, che rafforza così il suo controllo del territorio.

Non fosse altro che per questo motivo, se vogliamo agire nella legalità dovremmo ogni volta rifiutarci di pagare e fare intervenire i vigli urbani. Il timore di trovare ostacoli, di perdere tempo, di restare isolati e inefficaci ci blocca. E il dubbio di poter subire un danno intenzionale (o, in questa mia recente esperienza, di averlo subito) non ci incoraggia a denunciare.
Sono consapevole di non essere un modello di coerenza, ma io stesso non so ancora se denuncerò.
Ho dato un’occhiata alla normativa. Ho visto che il Codice della Strada vieta di esercitare senza autorizzazione l’attività di parcheggiatore e prevede (art. 7 comma 15-bis) che: “coloro che esercitano abusivamente, anche avvalendosi di altre persone, ovvero determinano altri ad esercitare abusivamente l’attività di parcheggiatore o guardiamacchine sono puniti con la sanzione amministrativa del pagamento di una somma da euro 765 a euro 3.076. Se nell’attività sono impiegati minori la somma è raddoppiata.”
I parcheggiatori sarebbero quindi puniti con una multa, ma – mi chiedo – se non la pagano cosa accade?Tanto più se risultano nullatenenti. Quale sarebbe l’efficacia della denuncia?
Ho letto anche che la minaccia del parcheggiatore abusivo “configura il reato di tentata estorsione. Va in carcere il parcheggiatore abusivo che, con atteggiamento intimidatorio, minaccia l’automobilista per farsi dare qualche euro”.
Mi pare di aver capito che, secondo la Cassazione, è poco importante, perchè si configuri il reato di estorsione, che il denaro richiesto sia poco o molto. La pretesa è comunque illegittima.
Chi vien colto in flagrante pare che rischi grosso, roba da codice penale. Ma davvero un posteggiatore abusivo andrebbe in galera? E davvero io mi sentirei tranquillo se, ammesso e non concesso, ci andasse?
Non so perchè racconto queste cose. Forse per sapere se sono solo io ad avere queste perplessità e anche queste incoerenze. Grazie comunque per l’ospitalità.”

Argo

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