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"Petri", uniti si vince

Quattro minuti di immagini, musica e parole per ricordare la morte di Placido Rizzotto e per lanciare un messaggio di azione, solidarietà e speranza.
Le immagini sono quelle dei suggestivi disegni a china di Luca Rizzo, le parole sono di Ciccio Giuffrida, la musica, la chitarra e la voce appartengono a Giada Salerno, in arte Ciatuzza.
Il testo è ispirato a un passo di Danilo Dolci che, in Racconti Siciliani, riporta l’espressione di un amico di Rizzotto. Se i “contadini che seguivano Placido” avessero preso ciascuno una pietra, anche di cento grammi, e l’avessero scagliata contro i “quattro mafiosi” autori del delitto, li avrebbero annientati. Ma non l’hanno fatto.

Nei disegni a china, nero con qualche macchia di rosso, leggiamo l’umiliazione e il dolore dei braccianti, la loro fatica e la morte della speranza negli “occhi spaventati come quelli dei cuccioli”, a cui si contrappongono gli “assassini spavaldi”, forti dell’appoggio di “sbirri” e “signori”.
Vediamo anche le pietre, quelle che “basterebbe che ognuno portasse la sua”, tutti quanti, dividendosi il peso come fratelli. Perchè solo così il mondo potrebbe cambiare.
La canzone è tratta da Vurria vulari, il secondo album di Giada Salerno, in cui si intrecciano la rivisitazione di canti siciliani tradizionali e nuove composizioni scritte con Francesco Giuffrida.
Il montaggio audio-video è di Francesco De Francisco, l’ arrangiamento è di Denis Stern. Marranzano e tamburello di GiorgioMaltese. “Donna che tira una pietra” è di Vincenzo Piscone (1929-2000)

Le parole del testo
Petri
La vara navicava supra spaddi
sulu quattr’ossa e ’n pocu di peddi;
e manu fatti di nozzula e caddi
occhi scantati comu l’armaleddi.
Occhi chiantati ’n terra, senza celu,
e cori arrisiccati dô duluri
comu ramagghia pigghiata dô jelu,
senza spiranza cchiù’ d’aviri ‘n ciuri.
E l’assassini spavaldi a taliari
braccettu ccu li sbirri e cchê signuri,
sicuri ca lu munnu ’un pò canciari
a manu ri ’sti quattru zappaturi.
Eppuru ci abbastassi ca nuatri
ognunu la so petra si purtassi:
ittariccilla all’assassini, ê latri
e sutta raggia e petri ’i cummigghiassi.
Ognunu la so petra, tutti pari,
spartennusi lu pisu, comu frati;
vadda lu munnu comu po’ canciari:
ppi sempri li mafiusi vurricati.
Ognunu la so petra si purtassi
ognunu la so petra, tutti pari;
e sutta raggia e petri ‘i cummigghiassi:
vadda lu munnu comu pò canciari.

Argo

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