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Ancora da Idomeni

Un piccolo segnale di speranza. Così è stato percepito, nel campo profughi di Idomeni, l’intervento dei quasi 300 attivisti che hanno condiviso per un paio di giorni la situazione difficile delle migliaia di persone ferme da mesi in questo accampamento improvvisato lungo la ferrovia, al confine tra Grecia e Macedonia.
Molti i bambini, con la loro irrefrenabile volontà di giocare ma capaci anche di percepire ed esprimere -come si vede dai disegni– la drammaticità delle circostanze.
I partecipanti alla carovana della solidarietà, promossa dal progetto Melting Pot, sono arrivati da varie regioni d’Italia. Tra i siciliani anche Franco Vertillo, autore delle immagini che trovate di seguito e di quelle pubblicate ieri.
A questi uomini e donne, che portavano medicinali e indumenti, si è cercato inutilmente di impedire di raggiungere il campo. Trattenuti per quasi quattro ore, hanno trovato bloccate le strade di accesso e solo con difficoltà sono arrivati a destinazione.
La loro presenza ha dimostrato alle migliaia di persone stipate nelle tende che non sono sole e che in Europa c’è una significativa contestazione contro le politiche dei fili spinati e dei muri.
Anche i piccoli gesti di condivisione sono diventati particolarmente significativi dopo il pessimo accordo tra l’Europa e la Turchia, che rende ancora più difficile fuggire dalla guerra e dalla fame.
Sulla via del ritorno, a Salonicco, la carovana, insieme con la rete studentesca Antarsya e i migranti dell’Orfanotrofio Occupato, ha effettuato un presidio di protesta di fronte alla sede prefettizia del Governo greco. Perché solidarietà significa, anche, modificare le attuali politiche dell’Unione Europea.

Argo

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