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'Mbare, change!'. A Monte Po l'integrazione si fa in un campo di calcio

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In un’Europa ancora scossa dagli attentati di Parigi, tra reazioni a caldo più o meno stereotipate e moralismi più o meno opportuni, ci si trova inevitabilmente a riflettere sullo stato del processo d’integrazione. Più integrazione o meno integrazione? Più barriere o meno barriere? Un dibattito che, più che scendere nel concreto, si nutre di dichiarazioni d’intenti e teorie socio-politiche.
Oggi noi di Argo vogliamo un po’ cambiare rotta e raccontarvi un’esperienza del catanese che, seppur lontana e microscopica rispetto a tali eventi, assume un fondamentale valore, non solo simbolico, rispetto alla questione dell’integrazione.
Vi abbiamo già parlato più volte del lavoro di Mani Tese a Monte Po, una delle esperienze più significative di riqualificazione del territorio e riscatto sociale presenti nella nostra città.
Proprio qui, nel campetto che negli anni i ragazzi liberi di Monte Po hanno ristrutturato e riconsegnato alla cittadinanza, mercoledì scorso si è disputato un torneo di calcio tra i ragazzi del quartiere e un gruppo di “minori non accompagnati” provenienti da Nigeria, Gambia e Senegal (accolti presso l’IPAB “Santa Maria del Lume”).
Si gioca a squadre miste per volontà degli stessi ragazzi e loro si sforzano di comunicare, con un mix tra inglese e siciliano: “What is my squadra?”, “Eyes!” (Occhiu!), “Three goal in one partita, I’m a monster!”, “‘Mbare, change!”.
“I ragazzi si erano già incontrati e conosciuti la settimana scorsa giocando a squadre fisse, Monte Po contro Africa United – ci racconta Lorenzo, uno dei volontari più attivi di Mani Tese – Poi al termine della partita è scattata l’idea di organizzare un torneo la settimana successiva a squadre miste”.
Ci racconta anche che i ragazzi hanno insistito per far visitare ai loro nuovi amici il Monte, dal quale si può godere di una meravigliosa vista di tutta la città etnea, e una postazione tedesca risalente al secondo dopoguerra chiamata “bocca di balena”, che si trova nelle vicinanze.
Non solo l’idea di non creare barriere e distinzioni, ma anche di “aprire” il territorio all’accoglienza, all’integrazione e al multiculturalismo.

Nella mattina di mercoledì è stato inoltre organizzato un incontro tra i “minori non accompagnati” e gli studenti dell’Istituto Alberghiero di Monte Po, curato anch’esso da Mani Tese e dall’IPAB “Santa Maria del Lume”. “Un incontro molto informale, al quale ne seguiranno altri” – ci spiega Tiziana, altra volontaria di Mani Tese – “in cui i ragazzi sono stati lasciati liberi di interagire e conoscersi senza troppi formalismi”. “L’obiettivo è quello di sensibilizzare i giovani, ma anche le scuole, al tema dell’integrazione e del multiculturalismo”, aggiunge.
Poco prima dell’inizio del torneo, i ragazzi liberi di Monte Po e i ragazzi africani piantano insieme un albero di limoni (l’“albero della pace”, così lo chiamano i ragazzi e i volontari) nello spiazzo di fronte al campo.
Nel pieno sud Europa, in una delle zone più problematiche di Catania, vengono posti i semi di un mondo diverso, una reazione spontanea e costruttiva al sangue sparso negli ultimi mesi, una lezione di civiltà. È proprio da queste piccole esperienze che bisogna ripartire per ricostruire il senso dell’Europa, noi cittadini possiamo fare molto. Chapeau, Monte Po!

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