Un progetto per Catania sotterranea

Via Grotte Bianche, via Grotta Magna, chiesa di san Gaetano alle grotte: quante volte abbiamo utilizzato queste indicazioni toponomastiche senza pensare che rinviano a qualcosa di concreto.
Eppure il sottosuolo di una città, con le sue grotte, cave sotterranee, catacombe, pozzi, cantine naturali, costituisce un insieme di ambienti generalmente trascurati che spesso contengono elementi culturali e risorse materiali di grande interesse ma poco utilizzati.
Non fa eccezione il sottosuolo di Catania che, pur essendo stato disegnato da sconvolgimenti naturali anche disastrosi e tragici, provocati da terremoti e invasioni laviche, e da rimaneggiamenti artificiali, scavi, riporti e livellamenti, rimane sempre uno scrigno di luoghi -ne sono noti circa 80- spesso avvolti nel mistero di storie e leggende anche antichissime.
Sono presenti strutture geologiche come grotte di scorrimento lavico, per esempio la “Grotta Magna” sotto la chiesa dei Cappuccini in via Plebiscito, sorgenti di acqua, come quelle di Cibali che alimentano l’antico lavatoio di piazza Bonadies, cave sotterranee, come quelle sottostanti via Plebiscito, utilizzate come rifugi antiaerei ancora durante l’ultima Guerra, catacombe, come le “Grotte Bianche” della chiesa di S. Gaetano, impianti termali, come le Terme Achilleane sotto la Cattedrale, cripte, come quella in via S. Euplio, ma anche semplici pozzi e cantine private, numerose in via Manzoni e dintorni, di cui magari si scopre l’esistenza in occasione di crolli e sprofondamenti.
Oggi questi ambienti sono misconosciuti da gran parte della popolazione, anche perché non esiste un apposito catasto e, quando sono noti, vengono ridotti ad ambienti di servizio della città visibile, utili per alloggiare sotto servizi, smaltire carichi inquinanti, coprire disservizi e per altri usi impropri, con scarsa cura per il pubblico interesse sia culturale sia di sicurezza.

Per un uso appropriato ed una adeguata valorizzazione di questi luoghi, anche a fini turistici, sarebbe necessaria innanzi tutto una loro precisa individuazione cartografica assieme alla descrizione e valutazione della consistenza del patrimonio esistente, anche con l’auspicabile intervento di supporti istituzionali quali Istituti Universitari, Sovraintendenza, gli uffici del Genio Civile e del Distretto Minerario, la Curia, le biblioteche, le Fondazioni culturali e le associazioni ambientaliste.
Un secondo livello, dovrebbe riguardare lo studio delle opportunità di fruizione culturale e civile che il patrimonio indagato può offrire alla collettività.
Un progetto, per altro a basso costo, fu proposto all’Amministrazione Comunale di Catania circa 20 anni fa senza successo. Oggi potrebbe essere recuperato, precisato, arricchito e proposto alla Comunità Europea per essere finanziato.
Alla raccolta di dati sulla esistenza di ambienti ipogei, pozzi, gallerie, cavità naturali, dovrebbe seguire la verifica dell’accessibilità ai luoghi e delle influenze rispetto alle sistemazioni superficiali, la determinazione della natura litologica dei terreni, la valutazione delle probabilità e tipologie di rischio, vulnerabilità e protezione ambientale.
Solo successivamente sarebbe possibile definire obiettivi specifici di uso, non ultimo quello turistico, ad esempio tracciando un circuito turistico-culturale degli ipogei.
A titolo esemplificativo vengono allegati un breve elenco ed una planimetria indicante i principali luoghi ipogei, molti dei quali già noti, interni al Centro Storico, soprattutto, ma non solo, lungo l’asse di via Plebiscito.

Argo

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