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Bastione degli Infetti, pietre mute che raccontano la storia di Catania

La valorizzazione di un bene comune, come quello del Bastione degli Infetti, situato sulla collina Montevergine, antica acropoli della città di Catania, passa anche attraverso la conoscenza e la divulgazione del suo patrimonio storico, testimone muto e custode della memoria collettiva della città.
E’ quanto ha fatto il Comitato Antico Corso promuovendo, con la collaborazione di associazioni e istituzioni culturali, alcune iniziative all’interno della Settimana della Cultura, organizzata dalla Biblioteca Vincenzo Bellini di Catania dal 14 al 22 aprile.
Obiettivo, ripartire dalla cinta murarie di Carlo V e dal Bastione degli Infetti, pietre mute ma cariche di storia, per promuovere la conoscenza della Catania antica attraverso percorsi tematici e didattici.
Prima sinergia quella con le scuole e con le giovani generazioni che in esse vengono formate.
Nell’incontro di inaugurazione del 13 aprile, dal titolo “Dagli scaffali della biblioteca alla scoperta dei luoghi e della memoria: percorsi bibliografici e pittorici per la conoscenza della città prima del 1669 e del 1693”, Salvatore Castro, del Comitato Antico Corso, ha presentato infatti -innanzi tutto- i lavori prodotti dagli studenti dei Licei Artistici Emilio Greco e M.M. Lazzaro e dagli allievi dell’Accademia di Belle Arti di Catania.

Schede informative sui Bastioni, grafici e rilievi che ne riproducevano i contrafforti, disegni e foto frutto di approfondimenti tematici relativi al sistema difensivo della città all’epoca di Carlo V.
Immagini dei resti delle mura di cinta, arricchite da una dettagliata spiegazione circa la loro funzione militare, sono state proiettate da Giambattista Condorelli, delegato FAI, con illuminanti riferimenti al contesto storico della costruzione.
Ancora. Le tempere del maestro Renzo di Salvatore, definito il cartografo di riferimento della Catania antica in quanto traduce in immagini pittoriche le descrizioni dei testi librari di Catania prima dell’eruzione dell’Etna del 1669, hanno permesso al pubblico presente di vedere quei luoghi così come li avevano visti i nostri antenati.
Le suggestioni simboliche di Cettina Tiralosi con l’installazione “Lacrime sciolgono i muri e aprono orizzonti alla coscienza“ già esposta in precedenza al Bastione degli Infetti, hanno proposto chiavi di lettura molto significative di questo sito.
Le Mura di Carlo V vengono interpretate dall’artista come una Biblioteca Alessandrina dentro cui si trovano, scrive l’autrice, fogli arrotolati come pergamene che “contengono preghiere, sospiri, oracoli e desideri …avvolgenti le più profonde conoscenze della vita di uomini e donne“ del passato.
Ma anche Muro del Pianto nel quale il pubblico è invitato a scrivere il proprio pensiero e affidarlo al massiccio bastione che rappresenta la speranza nella forza della storia e della tradizione per vincere il degrado e l’ignoranza.
A conclusione dell’incontro il concerto del maestro Alberto Tomarchio il quale -come un antico cantastorie- ha ripercorso con antichi canti popolari siciliani, a partire dal XVI secolo, le vicende d’amore e dolore degli uomini comuni.

Argo

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