Cent’anni di guerra bastano.
Sono trascorsi 100 anni dalla prima guerra mondiale, eppure nessun conflitto scoppiato in questo secolo ha determinato un cambiamento di rotta nella gestione della sicurezza internazionale, ancora oggi scandita da bombardamenti, mai dimostratisi così intelligenti come avrebbero voluto farsi credere.
Il secolo 1914-2014 equivale, tra le tante altre cose, ad un enorme cambiamento nel modo di fare la guerra. Il fallimento della guerra statica di trincea ha insegnato agli strateghi militari a non fossilizzarsi solo sul campo di battaglia e ha dato il via alla guerra aerea, fiore all’occhiello per vincere i combattimenti sconfiggendo non solo l’esercito nemico, ma distruggendo la nazione avversaria nel suo insieme: bombe sulla popolazione civile, sulle infrastrutture, sulle industrie, sulle città.
In questo modo le vittime civili, effetto collaterale della prima guerra mondiale (circa il 3%), sono diventati il 50% dei morti nella seconda guerra mondiale e oggi rappresentano circa il 93% delle vittime dei conflitti moderni.
Gli altri slogan della marcia 2014, chiedevano il riconoscimento della pace come diritto umano, rivendicavano la necessità del lavoro come condizione fondamentale per una società che possa vivere in pace. Non è mancato l’auspicio che l’Unione Europea sia rispettosa del principio di fraternità.
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Alcune immagini della manifestazione
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