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Ursino Buskers, dalla strada una finestra sul mondo

Nuovo circo lo chiamano, perchè è un circo senza megastrutture, senza animali e senza sfruttamento. E’ fatto da piccoli gruppi di giovani che vogliono esprimere liberamente la propria creatività e che cercano di coinvolgere gli altri nella loro allegra espressione corporea, a cui si preparano però con costanti allenamenti.
Ne abbiamo avuto un saggio, dal 19 al 21 settembre, con l’Ursino Buskers, Festival di Arti di Strada, organizzato dal circolo Gammazita con la partecipazione di vari gruppi di artisti, giocolieri, acrobati, musici e teatranti.
“Siamo per ora solo due, io e Valeria”, ci dice Sefran del Circo Riccio di Siracusa, “e abbiamo cominciato da un paio di anni. Uno dei messaggi che cerchiamo di trasmettere al nostro pubblico è che l’arte circense si può imparare a tutte le età e da parte di chiunque”.
Lo dicono a chi assiste ai loro spettacoli, bambini ed adulti che li accolgono festosamente e si affollano attorno a loro quando li vedono arrivare con il loro caratteristico furgoncino, la ‘struttura’ più costosa su cui hanno investito.
Vanno nelle piazze dei centri storici ma anche nei quartieri di periferia, e proprio lì si sentono accolti con più entusiasmo e calore umano, hanno la sensazione che le persone umili capiscano di più che “stai portando qualcosa per loro e per i loro bambini”. Raccolgono persino più offerte nel loro cappello.
Ma non è questo il motivo per cui preferiscono queste ‘trasferte’. Nei luoghi più degradati, dove i bambini lavorano già come meccanici o camerieri, ritengono di svolgere anche un ruolo sociale, innanzi tutto portando una ventata di allegria che bilancia il peso dei problemi economici e dello squallore ambientale. Ma non solo.
“In questi contesti, spiega ancora Sefran, è come se offrissimo ai ragazzini, spesso confinati nel loro quartiere, che non viaggiano e a volte non conoscono neanche il centro storico della propria città, una finestra per affacciarsi sul mondo e un’occasione per alimentare un sogno di libertà creativa”.
Attorno a loro si ricrea il clima festoso e partecipe che, molti decenni fa, nasceva nei piccoli centri quando veniva montata la tenda di un circo e i pagliacci e gli acrobati si mescolavano con la gente, da persone semplici quali erano. Un clima ben diverso da quello che circonda i grandi circhi di oggi con i loro tendoni ‘tecnologici’ e le file di automezzi che invadono la città
Il coinvolgimento delle persone del luogo e soprattutto dei bambini è anche l’obiettivo principale delle attività di Gammazita, associazione presente nella zona di piazza Federico di Svevia, a cui si deve l’organizzazione del festival. “Questo tipo di cose incantano tutti e ci fanno ritornare alla fanciullezza” ci ricorda Daniele, vicepresidente dell’associazione.
Anche gli adulti gradiscono le attività creative portate avanti e si entusiasmano. Nei tre giorni di questa manifestazione organizzata dal basso e autofinanziata, il quartiere che ha partecipato attivamente alla realizzazione dell’evento assieme agli altri volontari. Tutti gli artisti hanno collaborato gratuitamente, solo agli stranieri venuti da lontano è stato pagato il biglietto e offerta ospitalità, ma nessun cachet.
Un evento pensato in grande ma anche un modo per intensificare l’impegno di sempre, per contrastare il degrado del quartiere e della città.

E sono arrivate anche le soddisfazioni. Un esempio concreto? “Samuele, il ragazzino ‘ribelle’ che ci accoglieva a pietrate, -racconta Daniele- coinvolto in un laboratorio e appassionatosi alla giocoleria, ha partecipato al Gran Gala conclusivo, sfilando davanti agli occhi increduli dei suoi parenti. E non ha fatto cadere neanche una pallina”.

Foto: Officina delle Visioni

Argo

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