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Instagram segnala Alberta Dionisi

Linee, volumi, quinte che si sovrappongono, che si accavallano e si nascondono; giocano a rimpiattino l’una dietro l’altra. Sembra ancora una volta un dipinto astratto l’ennesima foto della nostra amica Alberta Dionisi, premiata dal gruppo IG_Sicily di Instagram.
Non si tratta di un premio in denaro, di una statuetta o di una coppa; il riconoscimento è la segnalazione e quindi la diffusione dell’immagine prescelta attraverso il Web, questa ragnatela grande quanto il mondo che collega piccoli centri a grandi metropoli.
Accettata la partecipazione di professionisti e dilettanti a patto che la foto sia scattata con un telefonino e che il formato sia quadrato. Il cellulare diventa così un altro mezzo espressivo e l’uso dei ‘contest’ permette, secondo la fotografa, di trasformare un ‘gioco’ in un modo per comunicare con effetti dal fascino un po’ retrò, in stile Polaroid.
“E’ un altro modo di fare fotografia, una sorta di block notes, – dice la Dionisi – che ha l’immediatezza e la freschezza di un quaderno di appunti di viaggio.”
L’immagine coglie uno scorcio del Monastero basiliano di San Filippo di Fragalà, nel comune di Frazzanò, un paesino in provincia di Messina.
Si tratta di uno dei più antichi monasteri basiliani della Sicilia e fu centro importante di cultura bizantina, di ricerche, di diffusione della fede e meta di pellegrinaggi. Oggi il monastero non ospita più i frati. Anticamente custodiva una pregiatissima biblioteca che, dopo il 1866, trasferita nel centro abitato, per incuria dei responsabili di allora, fu distrutta e dispersa. Tuttavia le pergamene greche e latine di epoca anteriore al 1743, costituenti il “ Tabulario del Monastero”, furono fortunatamente sottratte all’incuria e all’abbandono ed oggi sono custodite nell’Archivio di Stato di Palermo.

Tra queste opere si trova il più antico documento cartaceo in Europa, il diploma in greco ed arabo con il quale la Regina Adelasia, il 25 marzo 1109, concesse favori e protezione al Monastero allora guidato dall’Abate Gregorio. Il complesso che ha anche avuto il particolare privilegio di avere ospitato, per parte della sua vita, S. Lorenzo, detto il Confessore, ebbe il suo massimo splendore sotto i normanni, gli svevi e gli angioini.
Sotto la dominazione aragonese iniziò invece il suo declino. Oggi del prestigioso complesso, in gran parte restaurato, si possono ammirare la torre campanaria che presenta un cupolino rifatto nell’Ottocento, le tre absidi in stile arabo – normanno dell’annessa  Chiesa, (che è stata dichiarata nel 1888 monumento nazionale e nel cui interno si trovano i resti di bellissimi affreschi bizantini),  l’ampio cortile interno ed i poderosi corpi di fabbrica degli alloggi, sale, magazzini e dei locali di servizio.

Argo

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