Giuffrida, ho chiesto 'quantocosta' la guerra a mio papà

Armi che uccidono ancor prima di essere utilizzate. E’ questo il tema della nuova-vecchia canzone di GiuFà, sorta di acronimo per indicare gli autori, rispettivamente di testo e musica, Francesco Giuffrida e Gianni Famoso.
Oggi la riproponiamo in un video realizzato da un team affiatato a cui collaborano montatore, voci, strumenti.  Ieri per farsi carico del dolore delle madri e del mondo intero, oggi – con la partecipazione della giovanissima Chiara Lombardo – per denunciare come l’acquisto di armi comporti la sottrazione di risorse a beni e servizi essenziali.
Ma lasciamo che a parlarci della canzone sia proprio l’autore, Francesco Giuffrida.
Un buon metodo per giudicare il ’valore’ di una canzone che pretende di occuparsi di problemi che riguardano la persona umana, potrebbe essere quello di controllarne la validità nel tempo. Questa canzone – composta nell’ormai lontano 1980 – potrebbe essere nata in una qualunque data del Novecento.

Essa affronta il problema degli armamenti non in quanto distruttori in questa o quella guerra, ma in quanto consumatori, sperperatori di risorse, ’a prescindere’ dalla presenza di ostilità dichiarate.
Noi viviamo in una nazione che attualmente vive gravi problemi di cui non si vede soluzione alcuna: lavoratori esodati, scuola pubblica in disfacimento, disoccupazione giovanile, precariato a vita, immigrazione… per non parlare dell’inflazione e della deflazione; e in questa situazione siamo disposti a spendere miliardi e miliardi di euro per acquistare i famosi (e fallimentari) F 35, togliendo questo denaro – denaro pubblico, denaro nostro – a qualche ’investimento’ più… pacifico!
È questo che la “Filastrocca quantocosta” vuole mettere in luce, traducendo in realtà, in cibo, acqua, medicine, servizi il costo degli armamenti, anche in tempo di presunta pace. È una canzone per bambini; ma abbiamo la presunzione di pensare che canticchiarla può fare bene anche ai grandi.

Ecco le parole della canzone
Ho chiesto al mio papà/ quanto costa una bomba/ piccolina ad ananasso/ come quelle che usa Rambo/ e mio papà che porta la lente/ che sa fare i calcoli a mente/ mi ha risposto così:/ “Una bomba ad ananasso/ che si lancia come un sasso/ costa il cibo di sei bambini/ per sei giorni più gli spuntini”
Ho chiesto alla mia mamma/ quanto può costare un mitra/ uno che spara da solo/ che ti balla tra le dita/ e la mia mamma che non ha la lente/ che di conti anche lei s’intende/ mi ha risposto così:/ “Ecco! Un mitra americano/ che scoppietta nella mano/ costa il riso di cento indiane/ per mangiare due settimane”
Ho chiesto anche allo zio/ cosa vale un carro armato/ che spara avanti spara dietro/ può sparare anche di lato/ e mio zio persona istruita/ ha fatto i conti con tutte le dita/ e ha risposto così:/ “Un potente carro armato/ con molleggio e cingolato/ ruba l’acqua – stanne certo –/ ai bambini del deserto”
Ho chiesto a mio cugino/ quanto costa un cannone/ che preciso da lontano/ può colpire un calabrone/ e mio cugino ch’è disoccupato/ che non vuole fare il soldato/ mi ha risposto così:/ “Un cannone col mirino/ può colpire un moscerino/ costa quanto nove scuole/ mille case e un ospedale”
Ho chiesto a mio fratello/ quanto costa l’atomica/ non importa chi l’ha fatta/ se la Russia o l’America/ e mio fratello che gioca al pallone/ e che studia e suona il trombone/ mi ha risposto così:/ “Un’atomica è costosa/ vale il prezzo di ogni cosa/ un miliardo ogni secondo/ costa quanto tutto il mondo”
Ho detto al mio papà/ che la guerra costa assai/ la paghiamo in ogni caso/ anche se non scoppia mai/ missili, bombe e carri armati/ non importa che vengano usati/ di già uccidono senza uno sparo/ questo è il costo ed è troppo caro/ e ho deciso così:/ “Voglio un mondo di fratelli/ tutti sazi tutti belli/ nero giallo bianco rosso/ e cantare a più non posso/ bianco nero rosso giallo/ tutti quanti un solo ballo/ girotondo senza freno/ voglio un mondo arcobaleno”

Argo

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