Un migliaio di partecipanti, infatti, dopo aver divelto una piccola parte della rete di protezione e aver subito qualche colpo di manganello, è riuscito a penetrare all’interno della base della marina degli Stati Uniti e ha raggiunto le antenne (NRTF) “occupate” da sette attivisti.
Un forte gesto di disobbedienza civile, frutto, come hanno sottolineato tutti i manifestanti, dell’amore e del rispetto per un territorio violentato e reso quantomai pericoloso a causa della presenza di questi sofisticati strumenti di morte.
A questo punto, chi era sulle antenne, la voce amplificata da un megafono che ricordava le manifestazioni degli anni settanta, ha ribadito il senso del gesto (radicale) di protesta e proposto che si svolgesse un’assemblea per valutare come procedere nella mobilitazione.
Dando vita, probabilmente, a uno scenario unico: se, infatti, è già difficile immaginare manifestazioni di dissenso in un territorio militare, assistere a un’assemblea, con tanto di microfono aperto, è ancora meno concepibile.
Alla fine, due attivisti hanno deciso di passare l’ennesima notte sulle antenne, mentre tutti gli altri manifestanti si sono allontanati (ritornando al campeggio-presidio), impegnandosi, però, dall’esterno, a supportare (umanamente e logisticamente) coloro che volevano proseguire la lotta con un’azione duratura nel tempo e, perciò, a loro avviso, maggiormente capace di “risvegliare le coscienze”.
In effetti, una volta installate le parabole
Certo, il corteo è stato meno ‘partecipato’ rispetto a quello dell’anno precedente. Ma ciò è avvenuto perchè si sono notevolmente ridotte le presenze delle forze organizzate, politiche e sindacali. Solo qalche bandiera ‘ispirata alla lista Tsipras ancora meno, quando non del tutto assenti, quelle di altri schieramenti, poche bandiere sindacali (solo Cobas e altri sindacati di base), rare presenze di organizzazioni della cosiddetta società civile.
Al contrario, quasi a fare da contraltare, sta crescendo una generazione No MUOS che valorizza il lavoro con le realtà presenti in Città (il corteo era aperto dalle Mamme No MUOS e dagli esponenti del Comitato locale) e che, grazie all’impegno del Coordinamento Regionale dei Comitati, ha ormai consolidato rapporti di mutua assistenza con i movimenti più significativi oggi ‘in campo’ a livello nazionale (No TAV, No Triv, No Grandi Navi, ecc.).
Ma che, soprattutto, vede l’impegno diretto di tanti non disponibili a gettare la spugna, a rinunciare alla sfida contro un avversario (gli USA) decisamente ‘ingombrante’. In sostanza, in attesa delle decisioni
foto di Salvatore Giordano
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