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Niscemi, i militanti No MUOS dentro la base ancora una volta

Rischia di diventare una consuetudine imbarazzante per militari statunitensi e forze dell’ordine italiane: anche quest’anno il corteo No MUOS, svoltosi ieri a Niscemi, si è concluso non davanti ai cancelli, ma all’interno del recinto militare.
Un migliaio di partecipanti, infatti, dopo aver divelto una piccola parte della rete di protezione e aver subito qualche colpo di manganello, è riuscito a penetrare all’interno della base della marina degli Stati Uniti e ha raggiunto le antenne (NRTF) “occupate” da sette attivisti.
Un forte gesto di disobbedienza civile, frutto, come hanno sottolineato tutti i manifestanti, dell’amore e del rispetto per un territorio violentato e reso quantomai pericoloso a causa della presenza di questi sofisticati strumenti di morte.
A questo punto, chi era sulle antenne, la voce amplificata da un megafono che ricordava le manifestazioni degli anni settanta, ha ribadito il senso del gesto (radicale) di protesta e proposto che si svolgesse un’assemblea per valutare come procedere nella mobilitazione.
Dando vita, probabilmente, a uno scenario unico: se, infatti, è già difficile immaginare manifestazioni di dissenso in un territorio militare, assistere a un’assemblea, con tanto di microfono aperto, è ancora meno concepibile.
Alla fine, due attivisti hanno deciso di passare l’ennesima notte sulle antenne, mentre tutti gli altri manifestanti si sono allontanati (ritornando al campeggio-presidio), impegnandosi, però, dall’esterno, a supportare (umanamente e logisticamente) coloro che volevano proseguire la lotta con un’azione duratura nel tempo e, perciò, a loro avviso, maggiormente capace di “risvegliare le coscienze”.
In effetti, una volta installate le parabole (anche se non sono ancora operative), ci si sarebbe dovuti aspettare un naturale riflusso del movimento No MUOS. Così non è avvenuto.
Certo, il corteo è stato meno ‘partecipato’ rispetto a quello dell’anno precedente. Ma ciò è avvenuto perchè si sono notevolmente ridotte le presenze delle forze organizzate, politiche e sindacali. Solo qalche bandiera ‘ispirata alla lista Tsipras ancora meno, quando non del tutto assenti, quelle di altri schieramenti, poche bandiere sindacali (solo Cobas e altri sindacati di base), rare presenze di organizzazioni della cosiddetta società civile.
Al contrario, quasi a fare da contraltare, sta crescendo una generazione No MUOS che valorizza il lavoro con le realtà presenti in Città (il corteo era aperto dalle Mamme No MUOS e dagli esponenti del Comitato locale) e che, grazie all’impegno del Coordinamento Regionale dei Comitati, ha ormai consolidato rapporti di mutua assistenza con i movimenti più significativi oggi ‘in campo’ a livello nazionale (No TAV, No Triv, No Grandi Navi, ecc.).
Ma che, soprattutto, vede l’impegno diretto di tanti non disponibili a gettare la spugna, a rinunciare alla sfida contro un avversario (gli USA) decisamente ‘ingombrante’. In sostanza, in attesa delle decisioni della magistratura, il movimento ha ancora una volta dimostrato di ‘essere in campo‘ e che le ragioni di opposizione al MUOSTRO sono ancora del tutto valide.
foto di Salvatore Giordano

Argo

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