Quando non annegano, i migranti approdano spesso proprio sull’isola di Lampedusa che è stata più volte al collasso. Il Centro di primo soccorso e accoglienza di contrada Imbriacola fu additato a simbolo di vergogna dopo il video delle disinfestazioni di massa. Allora si disse:”Chiudiamolo”.
Altro che chiusura, oggi si parla, invece, di ampliamento del CPSA, di esproprio dei terreni confinanti “onde realizzare canali, briglie e vasche per il deflusso e recapito nel vallone Imbriacola delle acque meteoriche, previste nel progetto di ripristino dell’agibilità del Centro”. Le opere che, peraltro, verrebbero ad essere costruite su un’area soggetta a vincolo paesaggistico, idrogeologico ed ambientale, sono state finanziate con un importo di 3.700.000 euro dall’Unione europea grazie al PON Sicurezza per lo Sviluppo – Obiettivo Convergenza 2007-2013. I proprietari non dormono sonni tranquilli visto che altri lampedusani che in passato hanno subito degli espropri attendono ancora l’indennizzo.
Auspica una politica diversa il collettivo Askavusa che fra l’altro si chiede: “Perchè non si regolarizzano i viaggi di tutti? Perchè i fondi impiegati per costruire e gestire luoghi di reclusione e tortura come i CIE o altri centri del genere non vengono impiegati per costruire strutture nei paesi terzi per avviare le pratiche di richiesta d’asilo? Perché a fronte di viaggi pagati anche 10 mila euro per arrivare in Europa non si concedono più facilmente i visti per lavoro e turismo e si favoriscono viaggi regolari su navi e aerei di linea ?”
“Storicamente c’è un filo che lega lo schiavismo, l’invasione delle Americhe, il colonialismo, il razzismo, l’imperialismo e la gestione delle migrazioni contemporanee” conclude il colletivo, che propone di considerare la ineguale distribuzione delle ricchezze come base di analisi del fenomeno migrazioni.
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