E a vederlo e a sbucciarsi le mani per applaudirlo c’era una sala intera, fatta di esponenti della società civile, politici, amministratori e uomini di cultura. Accorsi per esprimere solidarietà a Luciano, nel gennaio di quest’anno malmenato e derubato della macchina fotografica che gli aveva regalato la sua ragazza, proprio mentre cercava di raccontare l’abbandono e il degrado del suo quartiere. Lo stesso racconto presentato sul palcoscenico del Musco con un breve monologo, autobiografico e coinvolgente.
Lì a Librino il piccolo Luciano e i ragazzini amici suoi tentano di giocare una partita di calcio impossibile perché nel quartiere c’è la droga, le armi, il palazzo di cemento, la violenza ma non c’è un campo e non c’è tanto altro; soprattutto manca la possibilità di essere bambini e adolescenti e giovani.
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Ma la vita a Librino è anche complicità, gioco e “liscìa”. Sì, proprio quella liscìa presente anche nel corso delle prove al Gapa, quando alcuni ragazzi buttavano sassi contro la saracinesca del capannone.
Librino è meno periferia la sera della prima al Musco, dopo che la direzione e il consiglio di amministrazione dello Stabile hanno concesso l’utilizzo gratuito del teatro, l’assessore D’Agata presente a nome dell’amministrazione ha fatto intendere la sua disponibilità ad offrire spazi di socializzazione a titolo gratuito, i rappresentanti delle organizzazioni di impegno civile, con toni garbati ma fermi, hanno chiesto che vengano assegnati ai cittadini i beni confiscati alle mafie.
Nella vita di Luciano Bruno non tutto è negativo. Si commuove il ragazzo che ha raccontato sé stesso, ringraziando chi gli ha fatto una carezza, chi gli ha manifestato simpatia e affetto. Come la magistrata Marisa Acagnino, che avendo saputo dell’aggressione e del furto gli ha infilato in tasca, senza dir nulla, una nuova macchina fotografica. “ Grazie -dice Luciano- mi ha restituito gli occhi”.
A riscaldare ulteriormente la serata, splendidi brani di Mozart e Vivaldi eseguiti
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Speriamo che all'esemplare gesto del Magistrato Acagnino, ne seguano ancora di altri magistrati che possano restituire speranza ai giovani cittadini scippati, non solo a Librino, del loro pane e del loro futuro da fatti e comportamenti amministrativi da terzo mondo.
che peccato non averlo saputo prima !
Sono molto commossa. Che bravi, avete elevato lo spirito con il vostro talento, coraggio e bravura.