Distretto sud-est, auspicabili chiarezza e trasparenza

Si è spenta l’eco della grande mobilitazione e del battage pubblicitario che hanno accompagnato la firma della convenzione per la nascita del Distretto del Sud Est che dovrebbe sancire un’inedita aggregazione fra i territori delle province di Catania, Siracusa e Ragusa.
Benedetta dal Presidente Napolitano, la liturgia è stata concelebrata dai sindaci dei tre Comuni, dai Commissari alle dissolvende province e dai presidenti delle rispettive Camere di commercio.
Quest’area comprende le tre Province che una volta costituivano il “Val di Noto” e va dall’Etna a Camarina ma potrebbe anche includere i territori di Taormina e Giardini, di Gela, di Piazza Armerina e Morgantina, legati in qualche modo allo stesso sistema dei trasporti.
E’ ricca come nessun altra di siti dichiarati Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO ed è certamente quella economicamente più dinamica, rappresentando da sola l’80 % del PIL regionale (escluso quello di pertinenza della pubblica amministrazione), con una dotazione infrastrutturale di tutto rilievo formata dai 4 porti di Augusta-Siracusa, Catania e Pozzallo; dai due aeroporti di Catania e Comiso; un interporto in fase di completamento e due grandi mercati agroalimentari; una rete autostradale già strutturata e in corso di ulteriore miglioramento, con il previsto completamento della nuova Catania-Gela e della Catania-Ragusa; un sistema scolastico di primo piano e una antica Università, con centri di ricerca di rilievo internazionale.
Dopo la firma della convenzione dovranno essere formati gli organismi di gestione che comprenderanno un Comitato Organizzativo, composto da rappresentanti degli Enti Locali e del sistema sociale e produttivo; un Comitato Tecnico Scientifico, composto da esperti di sviluppo locale e progettazione territoriale che, con l’ausilio di un Gruppo di supporto, avrà il compito di redigere il Piano Strategico di Area Vasta.
Due strumenti innovativi dovrebbero facilitarne l’operatività. Una dotazione finanziaria, funzionante come Fondo di Rotazione, per rendere immediatamente cantierabili, con un meccanismo di anticipazione di capitali, le attività di progettazione esecutiva delle opere previste nel Piano. In secondo luogo, un Ufficio Unico, una struttura tecnica a supporto delle Amministrazioni per assicurare celerità ed efficacia agli aspetti amministrativi connessi alla loro realizzazione.
Il progetto è ambizioso, considerato il proverbiale campanilismo dei siciliani, ma allo stesso tempo appare tanto grandioso quanto indeterminato nella sostanza. Nell’intenzione dei suoi promotori dovrebbe creare sinergie, ottimizzare i servizi, fare funzionare tutto ciò che può essere messo in comune, creare una circolarità di idee e di iniziative, modernizzare ed innovare la pubblica amministrazione. Insomma, di tutto e di più.
Questo almeno è quanto si desume dalle dichiarazioni ufficiali, ma intanto la prima domanda a cui bisognerebbe rispondere è quale rapporto si stabilirà fra questa struttura e quelle nuove previste dalla legge regionale che ha abolito le province e ha avviato la costituzione dei liberi consorzi e delle città metropolitane.
L’idea di fondo che se ne ricava è che si sta tentando di accedere a una pluralità di canali di finanziamento nazionali ed europei, soprattutto quelli destinati alle cosiddette Aree Vaste, intese come spazi economici e politici omogenei e coesi, saltando le forche caudine della mediazione della Regione, considerata implicitamente, ma non troppo, l’autentico porto delle nebbie dove tutto si insabbia, se non peggio.
I tre Comuni sono già stati inseriti nel progetto sperimentale denominato ‘Cultura in Movimento’ per la valorizzazione di territori ricchi di Beni culturali, con l’obiettivo di mettere a punto un’offerta turistica organizzata e integrata.
L’avvio delle città metropolitane dovrebbe fare di Catania il perno naturale del Distretto e consentire anche di attingere al programma operativo nazionale “Città Metropolitane che prevede una dotazione dagli 80 ai 100 milioni soprattutto per gli investimenti infrastrutturali che potranno estendersi anche ad altri territori che sono con esse interdipendenti.
Utilizzando il il paradigma della “Città intelligente/Smart city inteso come ricerca di soluzioni intelligenti a problemi collettivi, si potranno utilizzare questi finanziamenti in settori che riguardano l’aumento della mobilità sostenibile nelle aree urbane, la riduzione dei consumi energetici negli edifici e negli spazi ad uso pubblico, la diffusione di servizi digitali che permettano di ridurre gli spostamenti fisici e di accelerare i tempi di esecuzione delle pratiche a costi più bassi.
Al tempo stesso sarà avviata una programmazione relativa ai fondi del progetto Horizon 2020, il programma europeo del sistema di finanziamento integrato destinato alle attività di ricerca avanzata e innovazione.
Di per sé non si tratta di un’idea malvagia, purché non si debba pagare il prezzo di dare corso a idee strampalate, come quella di piantare qua e là pilastri per improbabili cabinovie o, peggio, a progetti totalmente inutili e dannosi, come quello di costruire nuove strade per accedere all’Etna.
Certo, al di là delle celebrazioni pubbliche che non consentono, per loro natura, di approfondire i contenuti degli annunci, non sarebbe male che l’Amministrazione curi in modo più significativo la comunicazione con i cittadini che vogliono capircene di più, magari utilizzando il sito istituzionale del Comune non solo per far piovere comunicati stampa ma anche per pubblicare i testi integrali e completi di allegati dei tanti progetti che vengono pomposamente annunciati ma che poi, carsicamente, scompaiono dalla vista del più grande pubblico, per essere oggetto di attenzione solo degli addetti ai lavori.

Anche questa è trasparenza della pubblica amministrazione.

Argo

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  • In ogni caso c'e' l'obbligo derivante dall'art. 39 del Dlgs 33/2013 che impone alle Amministrazioni di coinvolgere ed organizzare la partecipazione dei cittadini a tutto ciò che concerne edilizia ed urbanistica.

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