Ai militanti antirazzisti arrivati davanti al CARA di Mineo il 18 dicembre, ‘Giornata internazionale dei migranti‘, avevano parlato chiaro: “non siamo più disponibili a essere trattati come animali”. Nessuno può perciò stupirsi se ieri, giovedì, centinaia di migranti sono usciti dal CARA per dirigersi in corteo verso Catania, e denunciare con forza le condizioni in cui sono costretti a vivere.
Per la prima volta hanno elaborato un documento comune fra tutte le Comunità presenti nella struttura, che sarà reso noto ogg, con il quale provare a interloquire con le istituzioni.
Le prime risposte ottenute sono state le cariche delle forze dell’ordine, nonostante nel corteo fossero presenti anche bambini. Ciononostante, sono riusciti a riunirsi in assemblea a Palagonia, al cui sindaco, Valerio Marletta, hanno consegnato, perché facesse da tramite con le autorità, l’insieme delle richieste.
Dopo quello che è accaduto a Lampedusa, sarebbe stato lecito aspettarsi un clima diverso, una rinnovata attenzione per i diritti umani. Purtroppo, la vergogna di quanto avvenuto nell’isola ‘di frontiera’ rischia di lasciare solo una (peraltro ignobile) traccia mediatica.
Del resto se Sisifo (Consorzio siciliano della cooperazione sociale) gestiva/gestisce sia Lampedusa che Mineo perché nel calatino le condizioni di vita dei migranti dovrebbero migliori?
E, in effetti, a Mineo sono presenti 4.000 persone (inizialmente Maroni aveva esaltato questa struttura, una sorta di Svizzera per migranti, che, però, avrebbe dovuto contenere 2.000 ‘ospiti’), una piccola parte delle quali ha partecipato all’assemblea del 18, svoltasi poco al di là dei cancelli di ingresso.
In pochi (più o meno duecento) perché hanno paura di essere segnalati/schedati e subire ulteriori umiliazioni. Ciononostante hanno parlato. Hanno denunciato la scarsa assistenza sanitaria (solo due i medici presenti), la pessima qualità del cibo (sempre pasta), ma soprattutto i tempi vergognosi che passano (decine di mesi) fra richiesta di asilo ed evasione della pratica, ribadendo che loro sono fuggiti da situazioni di guerra e/o nelle quali venivano negati i più elementari diritti.
Hanno contestato la mancanza di assistenza in questa complicata fase legale, di essersi trovati di fronte a dinieghi non motivati, di aver firmato carte di cui non hanno mai visto la traduzione nella loro lingua.
E ancora, di non ricevere i 2,50 euro giornalieri che spettano loro, in cambio viene dato ogni due giorni, a grandi e piccoli, un pacchetto di sigarette di una nota marca, il cui valore è di 5 euro. Ma anche chi è riuscito ad andare via in seguito all’accoglimento della domanda di asilo, sostengono i migranti, non ha ricevuto i 500 euro che gli sarebbero spettati.
Le forze antirazziste presenti (Rete Antirazzista, ARCI, Cobas, LILA, PRC, SEL…) si sono impegnate a far conoscere richieste e situazione concreta, ma, soprattutto, hanno indicato come irrinunciabile la mobilitazione per la chiusura del campo-lager di Mineo.
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Solamente ,ignobile ,incivili cosa dire di questa coperatiiva assistenziale ce la dimostrato a lampedusa quanto vale ,pugno di disonesti e ladri si arrichiscono alle spalle di questi poveri sventurati, mi chiedo dove sono i controlli elo stato solamente si devono vergognare tutti
Mi chiedo come mai la cooperativa responsabile non abbia un protocollo da rispettare.
Comprendo l’esasperazione di questi nostri Ospiti, ma non credo che alcuno sia autorizzato a trattarli come fossero dei manichini senz’anima.
Voglio vedere quale conseguenza verrà dopo le promesse del Vice-Premier …
mgb