COMUNICATO STAMPA
Dopo 12 giorni di disumane sofferenze, si è conclusa ieri pomeriggio l’ingiusta detenzione degli ultimi 70 profughi siriani arrivati nel porto di Catania, in oltre 170, la notte del 18 settembre e trasferiti e tenuti segregati al PalaCannizzaro.
Per giorni sono stati usati tutti i mezzi per imporre loro le fotoidentificazioni.
I solerti tutori del (dis)ordine si giustificavano dicendo che bisognava in qualunque modo applicare la legge, ma visto che dopo 48 ore non ci erano riusciti, perchè si sono ostinati a passare dalle minacce alla coercizione violenta, approfittando dell’assenza di organizzazioni umanitarie deputate a svolgere un ruolo di mediazione culturale e di assistenza psicologica?
Stiamo raccogliendo testimonianze delle violenze subite . Chi dirige le operazioni di “accoglienza”, anzicchè allontanare gli antirazzisti che presidiano (che “intralcerebbero” il loro lavoro), dovrebbe rendersi conto che ciò di cui hanno bisogno queste persone, fuggite dalla guerra e sopravvissute ai sempre più frequenti naufragi, non è certamente trovarsi di fronte altri militari, ottusamente efficienti nell’applicare acriticamente leggi liberticide.
La strage di ieri a Sampieri dimostra per l’ennesima volta la criminale inutilità delle leggi razziali emanate dalla fortezza Europa contro la libera circolazione dei migranti; grazie ad esse le mafie mediterranee s’ingrassano, i naufragi si moltiplicano ; anziché investire in reali politiche d’accoglienza e d’inserimento sociale, si dilapidano ingenti risorse pubbliche per militarizzare le coste ed i territori (la vergogna del mega-Cara di Mineo ne è una testimonianza).
Non riuscendo a piegare con la forza la determinazione dei profughi siriani (per 3 giorni hanno fatto anche lo sciopero della fame), alla fine si è preferito non ostacolare la loro volontà di ricongiungersi al più presto con i propri familiari in nord Europa e di non farsi identificare (dimostrando così quanto sia stata inutile e disumana la detenzione dei giorni trascorsi al PalaCannizzaro) .
Proprio da Catania è partita in agosto, dopo la strage dei 6 migranti annegati alla Plaia, la campagna nazionale per il diritto d’asilo europeo.
I richiedenti asilo che arrivano nelle nostre coste, quando iniziano la procedura per l’asilo in Italia, devono concluderla nello stesso paese; nella nuova convenzione di Dublino 3, che entrerà in vigore il 1° gennaio 2014, sono previste delle agevolazioni per il ricongiungimento familiare anche in altri paesi europei. I richiedenti asilo, soprattutto siriani, rifiutano di farsi identificare in Italia per non restare ostaggio nel nostro paese a tempo indeterminato (da 1 a 2 anni).
E’ così difficile garantire che la procedura di richiesta d’asilo prosegua, immediatamente dopo l’identificazione, nel paese di ricongiungimento con i familiari? Quante altre stragi di migranti le istituzioni devono ancora aspettare per dare un segnale concreto d’inversione dalle disumane politiche migratorie?
Catania 1 ottobre 2013
Rete Antirazzista Catanese
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