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Bonifiche, un 'decreto del fare' … danno?

C’è un articolo, il n. 41, ‘Disposizioni in materia ambientale’, del cosiddetto ‘decreto del fare’ del governo Letta che rischia di trasformarlo nel ‘decreto del fare’…danno.’
In esso si legge infatti al comma 1: “Nei casi in cui le acque di falda contaminate determinano una situazione di rischio sanitario, oltre all’eliminazione della fonte di contaminazione ove possibile ed economicamente sostenibile, devono essere adottate misure di attenuazione della diffusione della contaminazione conformi alle finalità generali e agli obiettivi di tutela, conservazione e risparmio delle risorse idriche stabiliti dalla parte terza.”
Il che, detto terra terra, significa: tu puoi inquinare le falde quanto vuoi ma, pur sussistendo un rilevante rischio sanitario per la popolazione, se il successivo intervento di bonifica ti costa troppo, non sei obbligato a farlo, ti devi solo limitare ad attenuare le cause e a trattare adeguatamente le acque a valle della fonte di inquinamento.
Il che, in altri termini, è come dire che gli interessi economici delle aziende che inquinano vengono prima della salute dei cittadini.
L’allarme è stato lanciato dal WWF Abruzzo e poi ripreso e diffuso dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua che ha rivolto un appello al ministro per l’Ambiente Andrea Orlando affinché sia rivista tutta la questione.
Immaginiamo quanto siano contenti gli abitanti di quella zona della Campania in cui è stato trovato proprio in questi giorno un enorme deposito interrato di sostanze inquinanti vasto decine di ettari e profondo oltre quattro metri.
E siamo certi che si tratta solo di uno dei mille casi che potrebbero saltar fuori da tutto il territorio della Campania
E possiamo pure immaginare quanto questa norma tornerà utile a coloro che dovrebbero occuparsi della bonifica della rada di Augusta e del territorio di Priolo, una bonifica di tali dimensioni da essere, senza ombra di dubbio, economicamente non ‘sostenibile’…
Le ricadute di questa norma potrebbero anche estendersi, in futuro, alla ripresa della “coltivazione” di pozzi di petrolio in Val di Noto e/o sottocosta.
Fare danni anche irreversibili all’ambiente è infatti relativamente facile, ma c’è qualcuno che ha mai sentito parlare di una bonifica conveniente e a basso costo?

Argo

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